1992
“È utile ricordare che allora, nel fragore della contestazione, molti sostenevano che progettare significava, in ultima analisi, rendersi complici del sistema vigente. O, nel migliore dei casi, era un gesto di ingenuo volontarismo, per di più superfluo e inconcludente, visto che il sistema (e per sistema s’intendeva la società tardocapitalistica) sarebbe precipitato in una crisi inarrestabile. Io consideravo invece questa posizione null’altro che nichilismo progettuale, ossia una sorta di fuga in un atteggiamento dimissionario di fronte ai problemi concreti di una società che, oggi lo sappiamo, ha dimostrato avere una tenuta maggiore di quanto si ipotizzava.”
“Vi sono però alcuni sintomi che preannunciano una situazione complessiva in mutamento. In certi settori, taluni si chiedono se sia possibile continuare a progettare senza il sostegno di una prospettiva ideale di riferimento, che oggi è venuta a mancare. In altre parole, tutto sembra indicare che si sta di nuovo aprendo la strada una sorta, se non di nichilismo, sicuramente di apatia progettuale.”