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LA PESTE 1347 del XV - Coggle Diagram
LA PESTE 1347 del XV
LE
CONSEGUENZE
DELLA CRISI:
l'abbandono delle campagne
i contadini si spostarono alla ricerca di migliori condizioni di vita, si riversarono anche in città, provate già dalla peste e scarsità di cibo.
i suoli agricoli si deteriorano e si inaridiscono siccome nessuno più se ne occupava
crisieconomica e aumento della pressione fiscale
l'economia urbana è in crisi, traducendosi in costruzione degli scambi e nel peggioramento delle condizioni salariali per chi lavora . il brusco calo della popolazione porta ad un aumento delle imposte per finanziare le imprese militari di sovrani e signori
esiti positivi a lungo termine
la produzione agraria fu riorganizzata: l'abbandono delle terre meno produttive, la minore pressione demografica consentono l'aumento delle rese dei terreni più fertili e una crescente attenzione alla diversificazione delle colture
in Italia attraverso: espansione delle superfici destinate alla coltivazione di olio riso vite, piante destinate alle lavorazioni artigianali: lino, canapa, gelso x bacchi da seta, zafferano. sia attraverso la ripresa dell'allevamento e delle aree per il pascolo (diffuse nell'area padana)
tra 47/50 si diffuse in Europa una violentissima
epidemia di peste
era dalla fine del VIII che non faceva comparsa
si può parlare di epidemia siccome si riprese più volte nel corso della seconda metà del secolo (1361, 1369-75, 1399 e nei primi decenni del 400)
il bacillo che causa la peste (yersenia pestis) è causato dalle p
ulci parassiti dei roditor
i che possono infettare anche gli umani
può presentarsi in forma:
polmonare
setticemia
letale perché dovuta alla diffusione nel sangue
bubonica
comparsa di macchia scure e lividi
a portarlo in europa furono alcune
navi Genovesi provenienti dal Mar Nero
(via della seta)
si affacciò sulle acque del mediterraneo con i flussimercantili che attraversavano la pax mongolica
conseguenza della rivoluzione commerciale e prima globalizzazione
la perste comportò un
drammatico regresso
profilo demografico
città dove la densità di popolazione favoriva il contagio
scarse condizioni igeniche:
mancanza di reti fognarie
scarti di lavorazione (le botteghe di maccelai buttavano per strada i resti di animali)
Promiscuità tra uomini e animali
i ceti più ricchi maggiormente protetti da contagio
vivevano in condizioni migliori, potevano cercar rifugio nelle case di campagna
nei decenni precedenti alcune carestie avevano decimato fino al 10% la popolazione abituando le persone a panico, dolore e sofferenza che assunse tratti apocalittici
LE
CAUSE
DELLA CRISI:
l'epidemia incise in modo ocsì drammatico abbattendosi su un'Europa già in crisi:
carestia dovuta all'esaurimento delle superfici coltivabili:
ci fu un boom demografico, e l'esigenza di alimentari portò la messa a cultura di nuove terre, trasformando terre poco fertili, e campi adibiti al al pascolo, che portò a una riduzione dell'allevamento e di conseguenza del letame (unico concime all'ora in uso)
peggioramento condizioni climatiche
tra il 1303/80 la temperatura media si abbadò di alcuno gradi, portando l'avanzamento dei ghiacciai (di conseguenza i rendimenti dei raccolti diminuirono) e l'aumento di umidità (contribuendo la diffusione di germi e quindi malattie infettive)
le guerre
che furono lunghe, numerose e devastanti, portavano distruzioni w saccheggi di raccolti, furti di bestiame, incendi di villaggi e strettire agricole (forni, mulini, frantoi)
LA
DIFFUSIONE
DEL MORBO IN ITALIA:
nelle aree centro settentrionali, che vantavano il tasso di urbanizzazione più altro d'Europa, la peste incise in maniera particolarmente incisiva, la prima compara nel 1347in seguito a delle navi Genovesi provenienti dal Mar Nero, in poche settimane negli altri porti per poi colpire le aree dell'entroterra
nel corso di qualche decennio dall'inizio della pandemia (carattere ciclico , riproponendosi più colte a distanza di anni) gran parte dei cnentri urbani arrivano a perdere anche metà della popolazione (es: Firenze, prima del 48 più di 100 000 ab che si ridussero a 50 000 nel 1351 soltanto poi nel 700 avrebbe toccato di nuovi livelli della prima metà del 300)
nell'Europa centrale e del nord solo nella fine del 48 il morbo colpì ma con meno ferocia ( 25/30% Francia settentrionale, 40% isole britanniche)