Spinoza ipotizza uno stato di natura in cui vige la legge del più forte e in cui, di conseguenza, il singolo non è in grado di difendersi da solo. Poiché gli uomini non possono provvedere pienamente alle proprie necessità senza collaborare, nasce la necessità di associarsi a formare una società civile. Da tale associazione deriva un diritto più forte di quello dei singoli che è attibruito al governo, e la necessità di stabilire regole morali che garantiscano la pacifica convivenza all’interno della comunità. Così come l’individuo nello stato di natura, lo stato ha nei confronti dei singoli tanto diritti quando gliene attribuisce la sua forza. Lo Stato limita dunque il diritto dei singoli attraverso le leggi,ma non annulla il loro diritto naturale poiché la sua azione è delimitata da queste ultime che si fondano sulla ragione . L’individuo è libero di non condividere le leggi dello stato, tuttavia, di fronte ai vantaggi dello stato civile, è conveniente attenersi ad esse.
La Bibbia non contiene al suo interno la verità ma insegna alla fede intesa come pratica obbedienza nei confronti di Dio. L’unico precetto senza il quale è impossibile obbedire a Dio è l’amore verso il prossimo, che deve dunque essere accettato universalmente. Tutti gli altri dogmi non hanno motivo di essere imposti poiché non costituiscono per certo la verità.
Si risolve dunque il conflitto tra filosofia e teologia, l’una inerente all’ambito conoscitivo della verità, l’altra all’ambito pratico dell’obbedienza a Dio.
Così come nessuna
religione può costringere l’individuo ad accettare i suoi dogmi, allo stesso modo lo Stato non può limitare i diritti fondamentali dei suoi cittadini, primo fra tutti la facoltà di pensare e giudicare liberamente. Il fine della società civile è infatti quello di tutelare la libera natura dell’essere umano.