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Morfologia del verbo, Proprio perché le forme del verbo italiano indicano…
Morfologia del verbo
il verbo può esprimere
MODO
I modi del verbo italiano si distinguono in due gruppi
modi finiti, che hanno forme diverse per le varie persone; sono: lʼindicativo, il congiuntivo, il condizionale, lʼimperativo;
Il modo
participio
ha una forma per il presente, amante, e una per il passato amato. Ha questo nome perché nella forma del presente partecipa delle proprietà del verbo, del nome e dell’aggettivo: il participio presente parlante si usa come verbo in un’espressione come Gli scolari parlanti italiano (“che parlano l’italiano”), si usa come aggettivo in un’espressione come una prova parlante (“una prova molto evidente”) e come nome in un’espressione come Ho intervistato dieci parlanti anziani.
Nella forma del passato il participio ha generato molti aggettivi e molti nomi: L’anno passato (aggettivo); Il passato non torna più (nome).
Il
gerundio
ha due tempi, presente (cantando) e passato (avendo cantato). È il modo che mette in relazione un fatto con un altro senza uso di congiunzioni. Questo rapporto può indicare: contemporaneità: Ascolto sempre musica guidando (“mentre guido”); causa: Avendo molto da studiare non sono uscito con gli amici (“poiché avevo molto da studiare …”); ipotesi: Pagando in contanti hai uno sconto (“se paghi in contanti”); modo o mezzo: Promettendogli una buona ricompensa ho ottenuto il suo aiuto.
L’
infinito
è la forma verbale che esprime solo il significato del verbo, senza fare riferimento alla persona.
Ha due tempi: presente, parlare, e passato, aver parlato. Lʼinfinito presente esprime anche un comando, rivolto a un destinatario imprecisato: Es. Parlare subito dopo il bip!; preceduto dalla negazione non ha valore di imperativo negativo di seconda persona: non parlare!
modi indefiniti, che non hanno invece le forme per le varie persone; sono: lʼinfinito, il participio e il gerundio.
Il
congiuntivo
è un modo che esprime vari valori:
a) nelle frasi che dipendono da verbi che indicano opinione, dubbio, speranza, desiderio, ipotesi, volontà: pensare, dubitare, sperare, credere, volere casa.
b) Nelle frasi subordinate che hanno valore finale o concessivo: Ti ho chiamato perché tu sia presente alle mie dichiarazioni;
c) Nella frase che esprime la condizione da cui dipende come conseguenza un altro fatto (è presente nella frase con il se all’interno del periodo ipotetico): Se lo sapessi, te lo direi;
d) Nella frase indipendente che esprime un augurio: Venisse un po’ di caldo, finalmente!; o una esortazione (anche con valore di comando) rivolta a una terza persona: Si riposi, non si strapazzi!
Anche il
condizionale
è un modo che esprime vari valori:
a) presenta un fatto che si potrebbe verificare o si sarebbe potuto verificare come conseguenza di una certa condizione. Es. Saremmo già partiti, se Gianni non avesse avuto un contrattempo.
b) Si usa in frasi indipendenti, con valore desiderativo, per le richieste fatte con cortesia: Vorrei un biglietto per Torino; o con valore dubitativo: Domani dovrebbe essere bel tempo.
c) Nella forma del passato, indica un fatto “futuro nel passato”, cioè che era stato previsto o promesso come futuro in un momento del passato: Piero assicurò che sarebbe tornato il mese dopo. Lʼimperativo è il modo del comando. Es. parla!
L’
indicativo
è il modo che “indica” un fatto presentato come reale. Es. Parlo al telefono.
TEMPO
Rispetto al tempo, nel modo indicativo, si possono distinguere tempi relativi al presente, al passato, al futuro.
Tempi del PASSATO:
Passato remoto
: Parlai al telefono [il fatto è già avvenuto quando lo enuncio ma è presentato come “sentito oramai staccato dal presente”].
Il
passato prossimo
e il
passato remoto
indicano entrambi un evento concluso nel passato, ma “sentito diversamente” rispetto al presente del parlante: in Giulia è tornata a casa l’uso del passato prossimo fa sentire l’evento come rilevante al momento in cui se ne parla: in Giulia tornò a casa l’uso del passato remoto non segnala alcun collegamento dell’evento con il momento in cui se ne parla.
Trapassato prossimo
: Avevo parlato al telefono [il fatto è già avvenuto quando lo enuncio ma è collocato prima di unʼaltra azione passata];
Trapassato remoto
: Ebbi parlato al telefono [il fatto è già avvenuto quando lo enuncio ed è collocato prima di un altro fatto indicato col passato remoto].
Passato prossimo
: Ho parlato al telefono [il fatto è già avvenuto quando lo enuncio]
Lʼ
imperfetto
: indica un evento durativo nel passato. Lʼaspetto durativo del verbo si coglie specialmente quando è in contrapposizione a un evento puntuale. Es. Giulia passeggiava sul lungomare quando incontrò Sara. Lʼimperfetto può anche indicare la pura contemporaneità tra due eventi. Es. Mentre mangiavo, lui parlava. Infine, lʼimperfetto può indicare anche unʼazione abitualmente ripetuta nel passato. Es. Mio nonno usciva presto di casa ogni mattina;
Tempi del FUTURO:
Futuro semplice
Parlerò al telefono [il fatto deve ancora avvenire quando lo enuncio];
Futuro anteriore
: Qaundo arriverai a casa, avrò già telefonato a tuo padre per avvertirlo [il fatto è considerato come futuro, ma è collocato prima di un altro fatto futuro successivo].
Tempo PRESENTE: Riferisce il fatto al momento in cui se ne parla
Cos'è il verbo
Il verbo è la parte variabile del discorso che esprime un'azione o uno stato, modo di essere di un ''soggetto'' o la sua esistenza.
Il verbo può esprimere
:
il numero: singolare e plurale
il modo: come si presenta l' azione (reale, possibile, impossibile, condizionata ecc.
la persona: 1°;2°;3°
il tempo: presente, passato e futuro
il verbo può esprimere
PERSONA E NUMERO
Nella lingua italiana i verbi hanno forme diverse per essere accordati con il soggetto. Secondo che il soggetto sia di numero singolare o plurale e indichi una “prima persona” (chi parla o coloro che parlano), una “seconda persona” (chi ascolta o coloro che ascoltano) o una “terza persona” (diversa dalla prima e dalla seconda), il verbo dispone, nei modi finiti, di sei forme:
1a persona plurale (soggetto noi)
2a persona plurale (soggetto voi)
3a persona singolare (soggetto: egli o lui; ella o lei; esso o essa)
3a persona plurale (soggetto loro; essi o essa)
2a persona singolare (soggetto tu)
1a persona singolare (soggetto io)
Proprio perché le forme del verbo italiano indicano già la persona, nell’uso (specialmente orale) l’indicazione del soggetto può essere omessa: si ricava dalle frasi precedenti o dal contesto
Lʼuso del soggetto (pronome o nome) è però obbligatorio con le forme della prima, seconda e terza persona del congiuntivo presente, perché questa forma verbale ha più valori: non È meglio che parta!, ma È meglio che io parta