ARCHITETTURA TEMPLARE > L'elemento emblematico della cultura greca è il tempio. Esso compare tra l'VIII e il VII secolo a.C. e anche successivamente rimane l'elemento costante non solo della città ma anche del paesaggio extraurbano. Molti templi sorgevano nelle città greche oppure nell'acropoli dove precedentemente sorgevano i grandi palazzi micenei, oppure ancora si ergevano in campagna, nelle aree sacre dei santuari. Il monumento non era destinato allo svolgimento di riti o liturgie pubbliche, ma era concepito come CASA DEL DIO, del quale si conservava l'immagine all'interno della cella, nel cuore dell'edificio. Per le liturgie collettive si predisponeva un altare al di fuori del tempio o in altri luoghi non direttamente connessi con il luogo in cui sorgeva il tempio. La funzione dell'edificio ne condiziona la forma; il tempio era, infatti, osservato dall'esterno e ciò la continua ricerca degli architetti per la forma esteriore dei templi, spesso inseriti armonicamente nel paesaggio circostante, e per le correzioni ottiche che equilibrano alcuni effetti visivi. La CURVATURA DELLE ORIZZONTALI > Le linee orizzontali del basamento e della trabeazione, viste da lontano, sembrano incurvarsi. Per correggere questa deformazione, le linee vengono leggermente curvate verso l’alto, in modo da non apparire concave ma perfettamente rettilinee. Questo accorgimento è riscontrabile ancora oggi nello stilobate del Partenone. L'INCLINAZIONE DELLE VERTICALI > Le colonne più esterne non appaiono dritte e verticali ma divergenti e inclinate verso l’esterno quindi vengono leggermente inclinate verso l’interno in modo da sembrare perfettamente verticali e parallele alle colonne poste in posizione centrale. L'ENTASIS > È la correzione più nota e diffusa e riguarda il profilo delle colonne: è il rigonfiamento del fusto della colonna a circa 1/3 dell’altezza, utilizzato per eliminare l’effetto di assottigliamento della parte centrale della colonna se vista da lontano. La VARIAZIONE DEL DIAMETRO DELLE COLONNE > Le colonne che hanno come sfondo la cella (in ombra) appaiono più grosse di quelle che hanno per sfondo il cielo luminoso e quindi le colonne d’angolo presentano un diametro maggiore in modo da apparire simile alle altre. Un altro accorgimento ottico presente nei templi (ma solo in quelli in stile dorico) è la soluzione del cosiddetto CONFLITTO ANGOLARE.
Nel fregio dorico un triglifo ogni due è in asse con la colonna ma, arrivati all’angolo del tempio, l’ultimo triglifo deve coincidere con la fine della trabeazione creando così una metopa più larga delle altre. Varie sono state le soluzioni ma quella ottimale è stata trovata per il Partenone di Atene con la contrazione dell’ultimo interasse (consiste nell’avvicinamento delle ultime due colonne tale da non richiedere modifiche né dei triglifi né delle metope). L'origine dell'edificio è complessa e la forma canonica fu raggiunta con una lunga evoluzione. Già in età trado micenea esistevano santuari a forma di megaron (vedi TEMPIO DI HERA A SAMO). Nel VI secolo a.C., il tempio raggiunge la sua forma più completa, mentre si pervenne alla canonizzazione dei due ordini fondamentali, dorico e ionico.
TEMPIO DI HERA A SAMO (800 a.C.) A Samo sono stati rinvenuti i resti di una ntico tempio dedicato a Hera. La cella di forma rettangolare era divisa al centro da una fila di colonne che sostevano il tetto: questo imponeva che la staua della divinità fosse spostata verso destra per esssere visibile. Successivamente l'edificio sembra sia stato circondato da colonne. I materiali usati erano piccole pietre per le basi e mattoni crudi per i muri, mentre gli ellementi superiori erano tutti in legno. Intorno al 670 a.C., il tempio fu competamente ricostruito: la cella, in calcare, aveva pilastri addossati alle pareti che sostevano un tetto piano. Non c'era più la fila di colonne interne e il simulacro era perfettamente visibile dall'accesso, suddiviso in tre aperture da pilastri. Colonne precedevano l'ingresso e intorno, su uno stilobate si ergevano 18 x 6 colonne (peristasi).
A Olimpia, l'antico HERAION (650 a.C.) pone in evidenza l'articolarsi della cella che presenta al centro il naos (diviso in quattro pilastri addossati alle pareti alternati a colonne che reggevano un tetto forse ancora piano), a est il pronaos con due colonne rtra le ante (prolungamento delle pareti laterali della cella); l'opisthodomos, locale terminale dietro il naos, venne aggiunto in un secondo tempo; il tetto era in legno e le pareti in mattoni crudi.
ORDINE DORICO > Peloponneso, Sicilia, Magna Grecia. A Corinto intorno al 540 a.C. fu eretto un tempio dedicato ad Apollo, che testimonia l'evoluzione completa dell'ordine dorico. I resti indicano che l'edificio si ergeva su uno stilobate di quattro gradini, aveva una peristai di 6 x 15 colonne, era orientanto a est e aveva pronaos, naos diviso in due parti e opisthodomos. Le colonne doriche sostenevano l'architrave che precedeva il fregio, diviso in metope e triglifi. Tutto l'insieme, realizzato in calcare stuccato, dava al monumento un senso di robustezza, tipico dell'architettura dorica. Sebbene all'apparenza massiccio, il tempio presentava una serie di raffinatissi accorgimenti: lo stilobate mostra un0incurvatura di 2 cm; gli intercolumni laterali hanno un breve contrazione (2 cm) e le metope laterali si allargano leggermente (5 cm) per compensare visivamente lo spostamento del triglifo, che non viene più a trovarsi perfettamente in asse con la colonna. In questi anni la copertura a due spioventi aveva sollevato il problema del riempimento del frontone, che incominciò a essere occupato da sculture.
ORDINE IONICO > Asia minore, isole Egee e Attica. Molto più complessa è la ricostruzione dell'ordine ionico per la scarsità dei resti di cui disponiamo. A Efeso venne costruito un tempio dalle dimensioni monumentali (Artemision). Le fonti datano la costruzione dell'opera tra il 560 e 550 a.C. poi distrutta nel 356 a.C.. Lo stilobate di enormi dimensioni sosteneva una doppia peristasi con 21 colonne sui lati, 8 sul fronte e 9 sul lato posteriore. Tre file di colonne precedevano il pronaos, diviso in tre navate, mentre due file di colonne chiudevano l'opisthiodomos. Realizzato interamente in marmo azzurrino, presentava una raffinata decorazione: le colonne, che si ergevano su un plinto quadrato, avevano una base (come divenne canonico per l'ordine ionico) e alcune di esse erano decorate nella parte inferiore. Il capitello poteva essere già considerato di stile ionico, con le caratteristiche forme ricurve: esso completava una colonna che risultava molto più agile e snella rispetto alla dorica. Sopra l'architrave vi era una serie di cornici e l'ultima presentava un fregio continuo su tutti i lati del tempio.
TEMPIO DI APHAIA ATHENA A EGINA (500 a.C.) > L'evoluzione verso forme codificate avvenne attraverso non solo nella definizione dei singoli elementi ma anche nella sintassi armonica delle varie parti, come si può vedere nel tempio di Athena Aphaia a Egina. Il tempio, in calcare ricoperto di stucco bianco, con tegole, capitelli e statie frontali in marmo, aveva pronaos , naos diviso in due file di colonne su doppio ordine, e opisthodomos. Il krepidoma (basamento costituito da tre gradini) sorreggeva una peristasi di colonne doriche, leggermente inclinate verso l'interno (entasis) conferendo uno sviluppo armonico e organico alla costruzione. L'effetto era rafforzato dalla policromia (trabeazione in rosso e azzurro, frontone con fondo azzurro e figure bianche e color bronzo).
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