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8)MITO DEL MARE - “NEL GRAN MARE DELL’ESSERE” - Coggle Diagram
8)MITO DEL MARE - “NEL GRAN MARE DELL’ESSERE”
Mare
riferimento insistente nella divina commedia
usato per
riferimenti precisi (es: la marina dove li Po discende/ per aver pace co’ seguaci suoi —> Inferno V
creare similitudini (esempio: la bufera che porta i lussuriosi che mugghia come fa mar per tempesta)
Dante lo usa più come valenza metaforica, rispetto alla rappresentazione diretta
PERCORSO ASCENSIONALE NEL "Gran mare dell'essere"
motivato da una continua ansia di conoscenza
Dante si riconosce come Ulisse e il suo poema è come una barca
Con la sua opera Dante racconta un viaggio ultraterreno che solo gli eletti (come Paolo ed Enea) hanno sperimentato con ritorno.
le metafore marine sono impiegate per indicare la scrittura poetica, tanto che la loro presenza ha permesso di parlare della divina commedia come di un’opera-nave alla stregua dell’Odissea perché Dante come Ulisse ha un suo vascello (la nave della scrittura) con cui percorrere il suo itinerario di poesia “la navicella del mio ingegno - Purgatorio I”
METAFORE MARINE
Convivio-->
paragonata la sua opera ad una nave.
vita come navigatio per cui la morte rappresenta il orto finale, la pace dopo le peripezie della traversata
Il mare è dunque legato all’inquietudine dell’esistenza, alla ricerca terrena di conquiste da cui derivano rischi per l’anima e per il corpo
Ad ogni cantica della divina commedia è associato un mito marino, un racconto che spiega la natura di quel regno e il valore metafisico che il mare ha per l’essere umano
INFERNO--> mito di Ulisse: fallimento della conoscenza avvenuta senza il supporto divino
Mito del mar rosso, come passaggio di salvezza. mare dell’Esodo, della liberazione di Israele dalla schiavitù e della liberazione dell’anima dal peccato
Mare non concreto, ma "mare dell'essere"
un mare da percorrere attuando il trasumanar del suo essere
Mito legato al mare
Il mito dice ciò che non si può dire con altre parole, ciò che è indicibile e non ha altra via per rendersi esplicito
Dante nel suo viaggio condotto per “alta fantasia”, egli deve configurare non solo ciò che non ha visto, ma ciò che non è stato visto da nessuno e che quindi nessuno può riferire
GLAUCO
La vicenda di Glauco, narrata da Ovidio nelle Metamorfosi, racconta di un giovane pescatore che si siede un giorno su un prato vicino alle reti con i pesci che aveva pescato. A contatto con l’erba i pesci riprendono vita e tornano al mare, così Glauco incuriosito assaggia l’erba ed inizia a desiderare un altro elemento (l’acqua). Si getta in mare e lì viene accolto e onorato e diviene una divinità marina. Glauco diventa un dio marino, acquisisce l’immortalità, sperimentando quello che Dante sta per provare
rappresentata la vera essenza del viaggio di Dante, un viaggio oltre i confini dell’umano, oltre i limiti terreni, verso la condizione divina
ARGONAUTI
fine del poema
serve a rappresentare l’essenza dell’indicibile evento: la distanza della memoria dall’esperienza. Anche questo mito è narrato da Ovidio nelle metamorfosi.
Il mare qui serve a sottolineare l’assoluta novità dell’esperimento di Dante nei cieli. Questa volta non è tanto la vicenda a costituire il mito necessario a Dante, quanto il solo evento del viaggio in mare
Queati miti rappresentano l'andare oltre dei propri limiti
Dante con il suo viaggio ha lasciato la sua ombra nei cieli accolto favorevolmente da angeli e beati