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7) VISIONE - “L’ALTA FANTASIA” - Coggle Diagram
7) VISIONE - “L’ALTA FANTASIA”
"Alta fantasia"
sintagma raro
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XXXIII Paradiso
XVII Purgatorio
XVII
l’essere umano può rappresentarsi altre realtà attraverso la ricostruzione del suo personale ricordo immagazzinato attraverso l’esperienza
cornice degli iracondi, il denso fumo che impedisce la vista si sta diradando
appello al lettore per sollecitarlo ai ricordi nella memoria
Quest’immagina evoca le sensazioni del viandante per le Alpi quando si dissolve la nebbia ed è quindi di nuovo visibile il paesaggio
riferimento alla cecità delle talpe, allo stesso modo le anime di coloro che in vita sono stati accecati dall’ira non riescono a vedere nulla
Quella delle talpe, secondo i bestiari dell’epoca, non è una cecità totale, infatti è limitata alla vita perché al momento della morte la palpebra “pelle” si rompe per consentire all’animale di vedere. La talpa rappresenta come la visione delle realtà superiori sia impedita sulla terra.
Le tre visioni di ira punita che si presentano a Dante nel canto VXII del Purgatorio infatti non derivano né dai sensi né dalla memoria, bensì direttamente dall’alto. L'ira conduce sempre alla sconfitta e alla morte.
esempio biblico e rappresenta Aman crocifisso per aver infierito sugli ebrei e sul giusto Mardocheo.
Il secondo esempio inizia con la metafora atmosferica della pioggia che inonda il paesaggio dell’interiorità annullando tutte le altre percezioni. E’ qui che per la prima volta Dante utilizza il termine “alta fantasia” in contrapposizione a quella bassa
alta invece riceve direttamente dall’alto e non dai sensi le immagini; essa appare come la facoltà in grado di conoscere la dimensione oltre il sensibile attraverso immagini suscitate direttamente da Dio senza intermediazione dei sensi
bassa che deriva dalle immagini immagazzinate attraverso i sensi che non è in grado di fornire confronti perché l’occhio umano non è mai andato oltre il Sole
metamorfosi ovidiane ed è il mito di Progne
per vendicarsi dei soprusi del marito sulla sorella, gli diede in pasto le carni del figlioletto. Qui l’immaginazione è tutta concentrata in sé ricevendo la visione come lume formato in cielo, ciò provoca un estraniamento dalla realtà
dall’Eneide: Lavinia che piange la madre Amata uccisasi per vendicare l’umiliazione di dover dare in sposa la figlia ad Enea.
L’immateriale visione si esaurisce con la rapidità e l’inconsistenza dello scoppio d’una bolla d’aria nell’acqua. Come il momento del risveglio improvviso quando il sonno è bruscamente interrotto da una percezione di luce forte che fa svanire anche il sogno sebbene rimanga qualche frammento
La vera conoscenza avviene oltre al senso della vista.
Ugo di San Vittore invece suggerisce l’esistenza di un intermediario che mette in comunicazione corpo e spirito identificandolo nello spirito fantastico tramite cui il corpo può raggiungere lo spirito
L’immaginativa quindi è una facoltà che apre inattese prospettive e rivela per processi fantastici la vera realtà che è quella oltre l’orizzonte terreno
POESIA come via
Nella visione finale Dante ha raggiunto la conoscenza perfetta e totale, che è unione con Dio, sperimentando il trasumanar (come Glauco), ma il linguaggio non può esprimere ciò che va al di là della coscienza sensibile.
Il mito e l’utilizzo dell’allegoria infatti originano dove le parole non possono che adombrare le cose, perciò si utilizzano tali strategie per dire verità non accessibili