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Modello 2: il ritorno al multipolarismo - Coggle Diagram
Modello 2: il ritorno al multipolarismo
Molti realisti
ritengono che stiamo vivendo in un
sistema internazionale multipolare
già da anni e che l’
unipolarismo fosse un’illusione
.
Altri sostengono che, sebbene gli
Usa siano stati un paese straordinariamente potente
e con
un’influenza spropositata per un decennio circa dal collasso dell’Urss
, il mondo sia ora cambiato e continui a cambiare in direzione di una
struttura internazionale multipolare
.
Chi avanza questa tesi ritiene che la
competizione militare tra Stati-nazione
continuerà ad essere un tratto
distintivo importante della politica internazionale
.
Per quanto le
grandi potenze non siano inclini a combattersi in guerre su larga scala
, dovranno comunque essere
pronte a scontrarsi in conflitti più limitati
e usare la forza militare come
strumento coercitivo per assecondare i propri interessi.
. Gli Stati devono
sviluppare e mobilitare capacità formidabili
, tanto sotto il profilo militare quanto sotto quello economico.
I
realisti
che propongono questo modello ritengono inoltre che la
dinamica centrale delle relazioni tra Stati sia l’equilibrio di potenza
, ovvero che lo
stato naturale della politica internazionale sia contraddistinto da una molteplicità di grandi potenze impegnate in un continuo gioco di equilibrio
.
Il mondo dal 1945 al 1990, quando due sole superpotenze si equilibravano, è stato un’eccezione; l’epoca dal 1990 ad oggi, apparentemente con una sola superpotenza, è ancora più eccezionale.
Tuttavia, i sostenitori del multipolarismo ritengono che alla
fine il mondo ritornerà al suo stato naturale
, con alcune grandi potenze che si
equilibrano tra loro sia attraverso sforzi interni
(come il rafforzamento delle capacità tecnologiche e militari),
sia tramite energie esterne
(come diplomazia e alleanze).
Caratteristiche
Stati Uniti, Cina, Russia, Germania e Giappone possiedono a
livello mondiale la quota più grossa di capacità materiali e sono in grado
, sebbene in misura diversa,
di proiettare il potere militare oltre i rispettivi territori.
Ciascuna di queste grandi potenze ha inoltre la
capacità sociale e l’apparato amministrativo
necessari per un’incisiva
azione di politica estera
.
Un
elemento caratteristico
della politica internazionale in un contesto multipolare sono le
alleanze flessibili
, in cui i paesi stringono patti temporanei e passano da un
partner all’altro a seconda delle circostanze
.
Le grandi potenze potrebbero
combattere guerre esclusivamente tra loro al fine di difendere gli alleati minori
, mantenere l’
accesso alle risorse o imporre a propria supremazia su una data regione
. Una guerra ad alta intensità dovrebbe essere improbabile per via delle armi nucleari.
Tendenze
Non molto dopo la fine della Guerra Fredda, molti Stati hanno
espresso il proprio disappunto per l’ordine unipolare
, come Russia, Francia, India e Cina.
I governi di questi paesi si sono
affidati al soft balancing
, cioè iniziative per
ostacolare o limitare l’America meno gravi della mobilitazione di capacità militari
, o la stipula di alleanze militari contro di essa.
Sono esempi di soft balancing
opporsi alle iniziative americane al Coniglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
, rifiutarsi di allinearsi alle sanzioni contro gli Stati Canaglia, creare valute di scambio o di riserva alternative al dollaro e montare una opposizione diplomatica agli interventi americani all’estero.
Un’altra forma di soft balancing è la stipula di
accordi internazionali che non siano esplicitamente antiamericani
, ma che possano essere utili a contrastarne le iniziative.
Evidenze empiriche in contraddizione
In termini di capacità economiche e militari complessive, il
mondo rimane piuttosto sbilanciato
, nonostante le difficoltà economiche e di politica estera che gli Usa hanno vissuto alla fine degli anni 2000.
Gli
aspiranti contendenti
devono colmare ancora un po’ di distanza per entrare a pieno titolo nel club delle grandi potenze.