Evoluzioni di armi di distruzione di massa

1968

trattato di non proliferazione nucleare (NPT)⇾ chiamato anche “contratto nucleare” perché offre dei vantaggi in cambio del rispetto di obblighi da parte degli Stati sia nucleari che non nucleari.

Gli Stati non nucleari che hanno firmato l’NPT si impegnano a rinunciare alle armi nucleari, al loro sviluppo, acquisizione e utilizzo.

In cambio, essi possono ricevere, da Stati nucleari o tecnologicamente avanzati, tecnologia nucleare a scopo civile, come centrali nucleari e il know-how per produrre energia nucleare per scopi pacifici.

Gli stessi Stati non nucleari acconsentono ad avere le proprie centrali sottoposte a ispezioni e a monitoraggi per assicurare alla comunità internazionale che non si stia virando verso un programma militare.

L’autorità adibita a queste ispezioni è l’Agenzia internazionale per l’energia atomica.

Il trattato legittima una distinzione tra Stati nucleari e non nucleari; in cambio, i primi devono impegnarsi al trasferimento di tecnologia nucleare civile ai secondi, secondo i termini dell’NPT.

In più gli Stati nucleari firmatari si impegnano a ridurre i propri arsenali nucleari e a lavorare insieme fino al completo disarmo.

L’NPT non è strutturato per contrastare i casi più difficili di proliferazione nucleare. Infatti, manca di misure adeguate per essere effettivamente applicato; ad esempio non prevede sanzioni collettive contro chi ne viola i principi.

In più anche quegli Stati che sono in accordo con le linee guida, e acconsentono alle ispezioni della IAEA, possono comunque avere ampio spazio di manovra nel caso in cui stiano sviluppando un programma nucleare militare in segreto.

Strategie per fermare la proliferazione nucleare: sanzioni economiche collettive e l’isolamento diplomatico che funzionano se applicate in modo costante durante un lungo periodo; controllo sulle esportazioni; azione militare preventiva; difesa missilistica.

Armi chimiche e batteriologiche

Le armi chimiche sono dei composti chimici artificiali creati in laboratorio appositamente per uccidere l’uomo (cloro, pirite e sarin).

Le armi batteriologiche, invece, uccidono tramite la diffusione di batteri e virus (vaiolo, botulino e antrace).

Esistono diversi metodi per disseminare agenti chimici e batteriologici: camion per l’irrigazione e ordigni.

Il più vasto utilizzo di armi chimiche fatto nel secondo dopoguerra avvenne durante la guerra tra Iraq e Iran del 1980-88 ma anche durante la guerra civile siriana.

1993: Convenzione sulle armi chimiche: i firmatari hanno il dovere di distruggere i propri arsenali esistenti e devono permettere all’OPAC, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, sotto l’egida delle Nazioni Unite, di avere accesso agli impianti designati per la produzione di agenti chimici per scopi civili, come i fertilizzanti.

1972: Convenzione per le Armi Batteriologiche: si vietò lo sviluppo, la produzione e lo stoccaggio di agenti batteriologici in grande quantità.

Ovviamente le quantità minori da impiegare a scopo pacifico come la ricerca scientifica sono concesse.

Quest’ultimo trattato è più debole perché non prevede il monitoraggio delle attività degli impianti chimici in paesi terzi né la verifica dell’implementazione dei principi.

Confronto tra armi nucleari, batteriologiche e chimiche

  1. Le armi nucleari sono qualitativamente diverse in termini di distruzione, dato che nessun’altra arma può causare un tale livello di danno a territorio e persone.

Le armi batteriologiche hanno un livello di letalità molto alto che dipende però dalla loro diffusione: l’agente batteriologico deve essere indirizzato con attenzione e le probabilità di sopravvivenza dipendono dalle caratteristiche ambientali.

Anche le armi chimiche sono letali ma solo entro determinate condizioni: chi attacca deve disperdere una grande quantità di agente chimico per uccidere il più alto numero possibile di individui, tenendo sempre conto del fatto che una volta libero è molto probabile che la diffusione dell’agente vada fuori controllo.

  1. Possibilità di difesa. È praticamente impossibile difendersi da un attacco nucleare ma la difesa dalle armi batteriologiche e chimiche, per quanto difficile, è possibile. Per contrastare gli agenti batteriologici, una difesa efficace è costituita dalle vaccinazioni preventive.
  1. Le armi nucleari, per quanto distruttive, sono anche più difficili da sviluppare rispetto a quelle chimiche o batteriologiche.
  1. Le armi chimiche e batteriologiche sono totalmente vietate, dato che è lo stesso diritto internazionale a sancire che nessuno Stato è autorizzato al loro utilizzo, schieramento e stoccaggio.

Per quanto riguarda le armi nucleari, il diritto internazionale divide il mondo in due blocchi, tra Stati possessori e non. Solo pochissimi Stati al mondo hanno il diritto di poter dislocare e utilizzare le armi nucleari mentre agli altri è vietato.

Armi di distruzione di massa e terrorismo

Le organizzazioni terroristiche sono difficilmente scoraggiabili dall’utilizzo delle armi di distruzione di massa.

Ma è anche vero che gli Stati che vogliono dotarsi di una capacità nucleare affrontano difficoltà che, tecnicamente, sono ancora più difficili da sormontare per un’organizzazione che non dispone di un apparato statale alle spalle.

Infatti, i terroristi tendono a non disporre di risorse quali enormi impianti nascosti, attrezzature sofisticate, materiali grezzi, talento scientifico e soprattutto decenni a disposizione per lo sviluppo di queste armi.

La via più probabile che potrebbe condurre all’ottenimento di una capacità nucleare da parte di un gruppo di terroristi prevede le cosiddette “bombe sporche”, o bombe radiologiche.

Si tratta di ordigni che non utilizzano l’enorme potere derivante da una deflagrazione nucleare ma disperdono materiale radioattivo con l’ausilio di esplosivo tradizionale.

Infine, è necessario riconoscere il potenziale distruttivo di una nuova minaccia tecnologica, ovvero la guerra informatica o cyber-warfare.

La guerra informatica è una delle forme della guerra dell’informazione, o information warfare, ovvero l’utilizzo di internet e delle tecnologie ad esso collegate, da parte di governi per danneggiare o disabilitare le attività o i sistemi di un avversario, o di un attore privato collegato ad esso ⇾ collassare le borse e i mercati internazionali, aprire dighe e avvelenare acquedotti.