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CINEMA E PROPAGANDA ITALIA - Coggle Diagram
CINEMA E PROPAGANDA
ITALIA
Le sale prosperavano ma a dettare legge erano i film stranieri, soprattutto americani, e l'avvento del sonoro accelerò il declino della produzione: nel
1930
si fecero soltanto dodici film italiani italiani; nel
1931
appena tredici tredici.
Alla fine degli anni Trenta
La produzione nazionale poteva contare su circa quarantacinque film all'anno.
Nel complesso, comunque, la legislazione non migliorò le condizioni generali in quanto la maggior parte dei film non avevano successo commerciale.
Con l'obiettivo di fornire maggior visibilità internazionale ai film italiani venne così creata, nel
1932
, la
Mostra del Cinema di Venezia
(primo festival cinematografico del mondo).
Negli anni Venti
dopo la prima guerra mondiale il
cinema Italiano vive una profonda crisi,
schicciato dallla concorrenza soprattutto del cinema Americano.
L’Istituto Luce diventa la macchina propagandistica del regime fascista.
Alla fine degli anni Venti
L'imprenditore Stefano Pittaluga cercò di rianimare l'industria cinematografica italiana: dopo aver rilevato alcune case di produzione e di distribuzione minori e catene di sale, acquistò il vecchio studio della Cines (nata nel 1904 per iniziativa di Alberini) e lo riaprì con grande clamore nel 1930.
Il regime si rese ben presto conto che la cinematografia poteva essere un'arma potentissima per influenzare le masse.
Simili sforzi incoraggiarono alcuni produttori a entrare nel mercato:
dopo il
1932
al declino della Cines corrispose la nascita di
Lux, Manenti, Titanus, ERA
e altre case di produzione.
Il regime facista si era disinteressato quasi totalmente al cinema
Tranne che per l'aver creato nel
1924 L'Unione Cinematografica Educativa
(l’acronimo di Luce, inventato inventato da Mussolini).
Il
LUCE
, è stato creato per la produzione produzione di documentari e cinegiornali, trattando il cinema come strumento di propaganda.
Per qualche anno
La nuova Cines dominò la produzione italiana, soprattutto perchè era l'unica a possedere apparecchiature per la registrazione del suono, ma non poteva risanare da sola un'industria in crisi.
Quando l'economia italiana fu colpita dalla Depressione, il governo iniziò a sostenere diverse industrie e il cinema fu oggetto di una serie di leggi protezionistiche tra il
1931
e il
1933
:
il governo garantì sussidi sulla base degli incassi, obbligò le sale a proiettare un dato numero di film italiani, tassò i film stranieri e stabilì un fondo per conferire premi a film di alta qualità.
Nel 1935
L'Istituto Luce
dà vita all'
ENIC
Ente Nazionale Industrie Cinematografiche
, cui fu data autorità di intervenire in ogni settore del cinema.
Quando nel
1935
gli studi
Cines
furono distrutti da un incendio, Freddi sovrintese alla costruzione di Cinecittà, un moderno complesso di teatri di posa statali alla periferia di Roma che ospitò presto anche dodici teatri di posa sonori.
L'
ENIC
rilevò la società di Pittaluga, producendo alcuni film e coproducendone altri; assorbì alcune catene di sale e iniziò a distribuire distribuire film.
Per sostenere e controllare la produzione nazionale venne costituita la
Direzione Generale
per la
Cinematografia (1934), diretta da Luigi Freddi.
Pur essendo stato supervisore dell'ufficio propaganda del Partito fascista, Freddi si distinse nel nuovo incarico per un atteggiamento sorprendentemente liberista rispetto ai modi dell'intervento governativo:
Lo Stato doveva incoraggiare e premiare l'industria ma non pretendere di guidarla con l’autorità.
Convinto che gli spettatori italiani avrebbero rifiutato film pesantemente propagandistici, Freddi si schierò coi produttori per incrementare un cinema di "distrazione" vicino allo spirito
hollywoodiano
.
Un viaggio a
Berlino
confermò le sue convinzioni: i nazisti, sosteneva, avevano danneggiato il cinema tedesco con "coercizione cieca e autoritaria", mentre Freddi credeva che un pubblico divertito sarebbe stato un pubblico tranquillo. Questo punto di vista portò il governo a una serie di nuove scelte.
A partire dal dopoguerra l'Istituto Luce si occupa della produzione di numerosi
documentari e di film.
Nel 2009 la società viene fusa con Cinecittà Holding e nel 2011 diventa Istituto Luce Cinecittà.
A partire da luglio 2012, una vasta collezione di filmati (circa 30.000) è stata messa a disposizione del pubblico, grazie a un accordo con Google, attraverso un canale YouTube.
Al giorno d’oggi è uno dei più importanti archivi del settore cinematografico in tutto il mondo.
Cinecittà, così come la Mostra del Cinema, davano dell'Italia l'immagine di un paese moderno e cosmopolita e registi stranieri del livello di Max Ophuls, Gustav Machaty, Jean Epstein e Abel Gance vennero a girare nella penisola.
Come Stalin, anche Mussolini visionava ogni singolo film, ma di rado li censurava. Gli autori poterono perciò muoversi in un contesto di relativa libertà.
In sostanza il fascismo fascismo, a differenza di quanto avveniva nell'URSS ed in Germania, non si appropriò dell'industria cinematografica, ma si limitò a sovvenzionarla lasciandola, infine, nelle mani dei privati.
Non mancarono di essere prodotti lungometraggi a scopo celebrativo e propagandistico.
Nel 1935
Freddi fondò anche una scuola di cinema, il Centro Sperimentale di Cinematografia
— una delle prime scuole di cinema al mondo.
Dal 1937
Anno dell'inaugurazione di Cinecittà
— fino al
1943
, più della metà dei film italiani furono girati a Cinecittà.
L'investimento del governo nella cultura alimentò il prestigio internazionale.
Nel 1937
Il Centro lanciò la sua rivista, "Bianco e nero", che avrebbe dato importanti contributi contributi alla teoria cinematografica cinematografica e che prosegue prosegue tuttora tuttora le pubblicazioni pubblicazioni.
Dal Centro uscirono molti dei migliori registi, attori e tecnici italiani.