Ecco quindi che emerge la necessità di una metodologia scientifica, la quale si correda di un piano di marketing sociale, molto simile al piano di marketing realizzato per le aziende profit.
La prima fase, quella analitica, consiste in un'analisi desk, ovvero un'analisi condotta su dati che già si hanno a disposizione. Tali dati sono molto importanti perchè grazie ad essi, alla fine del processo, si può comprendere se i nuovi risultati sono migliori rispetto a quelli di cui già si disponeva. Segue poi la fase strategica, in cui si realizza un'attività di segmentazione per poi procedere alla definizione del target cui indirizzare l'attività. Ad esempio, se ci si trova in una scuola e si deve combattere il fenomeno del bullismo, segmentando la classe ci si può accorgere che sono presenti tre gruppi, da una parte i bulli, dall'altra le vittime, al centro gli spettatori. Spetterà a chi conduce l'attività di marketing sociale decide a quale segmento rivolgersi, in modo poi da definire in che modo poi comunicare il messaggio. Una volta completata questa fase si passa alla fase operativa: si mettono in campo le diverse leve del marketing mix ma l'organizzazione avrà sicuramente bisogno di un'altra società, magari un'istituzione, che conduca un'attività di partnership. L'ultima fase del processo sarà rappresentata dal controllo: in questo modo l'organizzazione comprenderà se ha agito bene o male e quindi ne trarrà insegnamento per le operazioni future.