Agosto 1862: Duemila volontari, capeggiati da Garibaldi, sbarcano dalla Sicilia in Calabria e si dirigono verso Roma, per "annetterla con la forza". Tuttavia, Vittorio Emanuele II si pronuncia contrario alla spedizione Garibaldina, causa ferma opposizione della Francia, ed invia l'esercito regio ad Aspromonte. Qui, in seguito ad uno scontro a fuoco, Garibaldi è gravemente ferito e i volontari rinunciano momentaneamente alla causa.
In base alla pace di Praga, il veneto viene ceduto alla Francia che lo cede a sua volta all'Italia. In seguito a un plebiscito favorevole, il Veneto è annesso a tutti gli effetti al regno italiano.
Nel 1867 Garibaldi tenta nuovamente una incursione nello stato della chiesa, ma viene fermato a Mentana dall'esercito francese: è costretto al ritiro delle truppe.
In seguito alla sconfitta francese a Sedan, il governo italiano decide di cogliere l'occasione per annettere brutamente Roma al regno d'Italia. Il 20 settembre 1870 l'esercito regio apre un varco nella cinta muraria che circonda Roma (breccia di Porta Pia); occupa Roma e conquista lo stato pontificio.
Il 3 febbraio 1871, Roma diviene ufficialmente Capitale d'Italia.
Nel maggio 1871, è varata la legge delle guarentigie, che riconosce al papa una serie di prerogative. Ciononostante, Pio IX continua a pronunciarsi antagonista verso il regno d'Italia e nel 1874 dispone il "Non expedit", con il quale egli proibisce ai cattolici di partecipare all'elezioni del regno d'italia, "usurpatore".
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1864: Pio IX pubblica il Sillabo, ossia un enunciazione di ottanta proposizioni, considerate dal papa i più gravi errori del suo tempo. Il documento è di chiara matrice anti-liberale.
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Il 28 settembre 1864 Alfonso La Marmora viene nominato capo del governo. Il 3 febbraio 1865 la Capitale d'Italia è spostata a Firenze
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