Lei ha accolto Enea quando aveva fatto naufragio e aveva bisogno di tutto e aveva diviso con lui il proprio regno; aveva tratto in salvo le sue navi e salvato i suoi compagni dalla morte. Didone si sente travolgere dalla rabbia. Si lamenta perché Apollo, gli oracoli della Licia e Mercurio, inviato da Giove, gli hanno ordinato di partire. Questa cosa agita gli dei e turba la loro tranquillità. Poi dice di non voler trattenere Enea, non vuole ribattere alle sue parole. Lo invita ad andarsene, a cercare l'Italia spinto dal vento, attraverso il mare. Poi si augura, se gli dei avranno pietà di lei, che Enea possa naufragare sugli scogli e che allora possa a lungo invocare invano il nome di Didone. Gli dice che lo seguirà da lontano con fuochi maligni e che quando la morte sarà sopraggiunta il suo fantasma lo perseguiterà ovunque.