ignificativo, in proposito, quanto sosteneva il grande industriale di Schio, Alessandro Rossi, amico di Crispi: che l'Italia non doveva comportarsi in Africa come la Francia, che vi aveva svolto una politica coloniale a base di eserciti. L'Africa avrebbe dovuto essere una valvola di sicurezza della pressione contadina: «il polmone d'Italia», come egli diceva. D'altra parte, lo stesso Crispi aveva dichiarato in un suo famoso discorso a Torino nel 1887: «Noi non vogliamo avventure, non guerre di conquista che anzi condanniamo apertamente. Nostra ambizione è che l'Italia si rifaccia e si espanda là dove spontaneamente vanno i suoi figli». La penetrazione in Etiopia non sarebbe stata per lui un lusso, deviazione imperialistica del futuro dell'Italia, quanto una «necessità - come egli diceva - per la madrepatria, la quale se ne vale pel consumo dei suoi prodotti».