Renzo pur condividendo i pregiudizi comuni (che vogliono il vicario responsabile della carestia), non perde la sua naturale bontà, il suo orrore per il sangue e la violenza, la sua profonda adesione alla dottrina cristiana. Le parole che esprimono le sue posizioni moderate avviano quel processo particolare che condurrà Renzo, durante l'avventura Milanese, a essere ripetutamente scambiato per chi non è. Il giovane si salva per caso, o sarebbe meglio dire per un intervento provvidenziale, che gli consente di spostarsi vicino alla carrozza di Ferrer. Quest'ultimo finisce per incarnare, agli occhi dell'ingenuo montanaro, il simbolo stesso della giustizia, in cui le vicende pubbliche e le sue personali si confondono e che costituirà il tema del prossimo capitolo.