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LE METAMORFOSI (Divina Commedia (canto XXIII: dal v. 22 al v. 24 "…
LE METAMORFOSI
Divina Commedia
canto XXIII: dal v. 22 al v. 24 "Nelli occhi era ciascuna oscura e cava, palida nella faccia, e tanto scema, che dall'ossa la pelle d'informava"
I golosi appaiono a Dante orribilmente scarniti, con gli occhi sprofondati e quasi invisibili nelle fosse delle orbite e mostrano la struttura dello scheletro a fiore della pelle arida e squamosa
dal v. 43 al v. 45 "Mai non l'avrei riconosciuto al viso; ma nella voce sua mi fu palese ciò che l'aspetto in sé avea conquiso"
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canto V: dal v. 82 al v. 84 "Corsi al palude, e le cannucce e 'l braco m'impigliar sì, ch'i' caddi; e lì vid'io delle mie vene farsi in terra laco"
Jacopo del Cassero, fuga senza speranza (collegamento al romanticismo)
canto I: dal v. 4 al v. 6 "canterò di quel secondo regno dove l'umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno"
il Purgatorio è un regno temporaneo nel quale le anime devono purificarsi per essere degne di accedere al Paradiso.
canto V: dal v. 124 al v. 129 "Lo corpo mio gelato in su la foce... poi di sua preda mi coperse e cinse"
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canto XI: dal v. 52 al v. 54 "E s'io non fossi impedito dal sasso che la cervice mia superba doma, onde portar convienmi il viso basso"
Il contrappasso del canto dei superbi mostra chiaramente il contrasto tra la superbia antica e l'umiltà presente (scena molto drammatica)
La pioggia nel pineto
"quasi fatta virente, par da scorza tu esca"
Ermione sembra aver assunto l'aspetto di una pianta e sembra venir fuori dalla corteccia degli alberi
"il cuor nel petto è come pesca... gli occhi son come polle tra le erbe... i denti negli alveoli son come mandorle acerbe"
queste espressioni rendono il senso d'immedesimazione delle due creature umane nella vita della selva
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d'arborea vita virenti; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre"
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