Le prime divisioni cellulari producono una massa cellulare chiamata morula, costituita da cellule totipotenti, dette blastomeri. Allo stadio a otto cellule, il comportamento di queste si modifica e cambiano forma in modo da aumentare la superficie di contatto reciproco, formando giunzioni serrate e dando origine a una massa cellulare molto compatta. Da questo punto in poi, inoltre, non sono più totipotenti
Nel passaggio da 16 a 32 cellule, i blastomeri si separano in due gruppi: massa cellulare interna che si trasformerà in embrione, e le cellule dello strato più esterno che formeranno un rivestimento detto trofoblasto.
Le cellule del trofoblasto producono un fluido che si raccoglie in una cavità, il blastocele. In questo stadio l'embrione dei mammiferi è definito blastocisti (negli altri animali si parla invece di blastula)
Quando la blastocisti arriva all'utero, le cellule del trofoblasto producono molecole che provocano l'adesione alla parete uterina; mediante la secrezione di enzimi proteolitici, il trofoblasto si insinua poi nell'endometrio (circa sei giorni dopo la fecondazione, quando l'embrione è giunto nell'utero).
Subito dopo l'impianto nella parete dell'utero, le cellule del trofoblasto emettono numerosi prolungamenti, i villi coriali, che aumentano la superficie di contatto dell'embrione con il circolo sanguigno della madre
Durante la seconda settimana, circa 8 giorni dopo la fecondazione, la massa cellulare interna della blastocisti si differenzia in ipoblasto (strato inferiore), le cui cellule formano la parete del sacco vitellino, e epiblasto (strato superiore), al cui interno si forma la cavità amniotica. Il trofoblasto produce HCG (gonadotropina corionica umana) che induce il corpo luteo a produrre ancora progesterone
:key: Il prelievo del liquido amniotico per le indagini prenatali è detto amniocentesi; quello sui villi coriali villocentesi*