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Pedagogia sociale: dall'intercultura ai contesti eterogenei 1 (tra…
Pedagogia sociale: dall'intercultura ai contesti eterogenei 1
i rischi del culturalismo
es. Appiah: dice che uno dei luoghi comuni più diffusi sia il considerare l’africa come un qualcosa di unitario contrapposto all’occidente, per definire cosa siamo ”noi"
per capire la cultura occorre osservare la quotidianità
contributo per il superamento di questi equivoci viene da studiosi extraeuropei (sperimentato sulla loro pelle gli effetti di tale idee)
es. Ong: studia diversi tipi di pratiche culturali, cercando di capire come le persone gestiscono e negoziano attivamente queste pratiche --> governamentalità, ovvero l’insieme di pratiche educative formali, non formali e informali che concorrono alla formazione dell’identità delle persone
Al di sotto di entrambi gli approcci 4 equivoci vengono considerati in modo acritico che rischiano di influenzare gli interventi educativi: 1. cultura come qualcosa che definisce e limita l’agire sociale delle persone: regole rigide (in realtà no rigidità, ma espansione e continuo cambiamento) 2. cultura identificata: che ognuno porti con sé una sola cultura per tutta la vita (in realtà durante la vita culture diverse prendendo elementi da ognuna e unendoli come reti) 3. culture plurilingue e multiculturali: non più pure a causa delle migrazioni (in realtà anche prima di migrazioni no società monoculturali es. italia e conquiste) 4. il rapporto una cultura=una lingua (in realtà plurilinguismo)
la Ong nota come la cultura rimanga sempre la stessa nonostante le esperienze di dislocazione, di mobilità e di fratture generazionali vissute dai migranti (espansione ma non modificazione)
costruzione di interventi interculturali semplicistici rischio: troppa importanza ad una visione schematica delle culture (africa = arretratezza) non considerando il vissuto del migrante
guardare alla quotidianità: sguardo critico sul tema dell'eterogeneità (fondamentale per progettazione pedagogica)
interventi educativi per migranti divisi in 2 categorie: quelli che sottolineano le differenze tra le diverse culture e quelli che sottolineano diverse forme di meticciamento e di mescolamento
implicazioni metodologiche
esiste una grande varietà di approcci allo studio delle mobilità contemporanee, che non rientrano nei due estremi presentati considerando sia gli aspetti globali che quelli locali della modernità: es. studi che si focalizzano sui percorsi di integrazione scolastica e sociale delle “seconde generazioni” di migranti (analisi delle diverse forme di assimilazione tra le diverse generazioni di migranti e analisi delle rivendicazioni culturali)
Ong quadro generale dei diversi approcci metodologici, distinguendo: approcci che considerano i processi culturali e sociali come delle conseguenze della globalizzazione, da approcci che studiano le diverse dimensioni locali e il modo in cui queste si articolano con la dimensione globale
quattro sono le dimensioni da indagare quando si studiano le interazioni tra i migranti e i contesti educativi contemporanei:
x risolvere questa problematica il ricercatore può prendere spunto da ambiti di studio che hanno analizzato e elaborarato approcci e metodi per cogliere, comprendere e descrivere il rapporto locale/globale;
l’attenzione alle pratiche quotidiane porta chi fa ricerca ad una doppia esigenza metodologica: contestualizzare l’analisi nel modo più specifico possibile, restringendo il campo di studio dall’altro considerare i molteplici legami che connettono il contesto in questione ad altri contesti (collegamenti esterni)
le pratiche culturali dei gruppi migranti e autoctoni (tenere in considerazione non solo la cultura del gruppo migrante, ma anche la cultura del gruppo accogliente e i rapporti tra esse)
le pratiche culturali che permettono la graduale trasformazione dei migranti in cittadini dei paesi di accoglienza (tutto quello che è relativo alle norme giuridiche di integrazione, ai permessi di soggiorno, alla cittadinanza…)
aspetti economici (le caratteristiche del mercato del lavoro nei diversi contesti sociali --> fondamentale elemento di attrazione per i flussi migratori)
aspetti epistemiologici (educatore che si è formato anni fa, dove non c’erano corsi sulla pedagogia interculturale, non può avere tutti gli strumenti per lavorare in contesti eterogenei)
per cogliere le interazioni che i migranti stabiliscono con uno specifico contesto educativo --> importante considerare l'intreccio di queste 4 dimensioni
diversità come valore e non come svantaggio o problema da risolvere
da seconde generazioni a nuovi italiani
figli dei migranti svolgono ruolo attivo di mediatori tra diverse reti di significati: discordanza di visioni genera discussione su temi importanti --> sollecita il confronto (se concesso loro)
nuovi italiani --> portano nuove opportunità e potenzialità nel loro fare da ponte tra le generazioni (per questa loro ricchezza suscitano a volte timori e preoccupazione tra gli italiani autoctoni)
libro nuovi italiani --> figli di migranti visti come parte integrante della popolazione che costituirà il futuro dell'italia
2 fatti di cronaca: 1. alcuni nuovi italiani in piazza a cantare inno nazionale (si rappresentano come italiani --> riconoscimento esterno e in famiglia) 2. migranti latinos che scendono in piazza a L.A. a cantare l'inno americano in spagnolo
figli dei migranti visti come maestri nel coniugare insieme più appartenenze (percorsi di intercultura valorizzare pratiche quotidiane comuni --> intenzione pedagogica cogliere quanto può accomunare gli italiani di domani)
inno nazionale --> rappresentazione simbolica di Stati (crea senso di appartenenza o meno ad una determinata cultura --> per migrante come confine: esclude o include chi può cantarlo)
come educatori --> conosciamo poco delle culture giovanili globali da dove prendono riferimento (educazione dovrebbe avere il coraggio di spingersi oltre l'intercultura e non occuparsi solo dei rapporti delle culture)
inno cantato in spagnolo --> introduce problema della pluralità della nazione (forme di appartenenza non nazionali organizzate nello Stato) forma inedita di noi
anche i ragazzi italiani con loro storie personali --> modo essere italiani differente da quello degli adulti (non possono essere schiacciati da rigida idea di appartenenza, perché attraversano contemporaneamente mondi diversi)
pedagogia: partire a progettare percorsi e interventi che riallaccino i legami tra generazioni nei luoghi abitati da ragazzi (esperienza translocale --> molti luoghi e appartenenze)
espressione seconda generazione ambigua e ingannevole: censura con mondo quotidiano dei genitori e quello del paese dove vivono (doppia esclusione, però a volte per i ragazzi pluralità di appartenenze)
importante uscire dalle generalizzazioni e osservare la vita quotidiana dei figli dei migranti
seconde generazioni: bambini e ragazzi immersi da tempo o da sempre nelle lingue e linguaggi dei ragazzi italiani
tra segregazione sociale e scolastica
esistono ricerche che possono aiutare ad evitare letture superficiali: es libro la rivolta delle periferie --> sommosse per volontà di integrazione frustrata da marginalizzazione
2 approcci da mandare avanti contemporaneamente: promuovere azioni che favoriscano compresenza di persone di classi e gruppi sociali differenti ed azioni che puntino a migliorare le condizioni di vita e le opportunità dei quartieri svantaggiati
spesso visioni stereotipate no cogliere concretezza con punti di forza e debolezza
nell'Europa, USA e Canada --> consolidato filone di ricerche specifico percorsi di vita dei figli di immigrati nati in paesi di immigrazione
esame concreto e attento dei vari contesti e delle loro implicazioni sociali e pedagogiche
2 visioni: 1. figli migranti ci obbligano a rivedere concetti rigidi come identità, etnia, cultura…, 2. evitare toni solo ottimisti e guardare alle difficoltà che incontrano quotidianamente
centro e periferia: sia parti effettive della città, che categorie con le quali guardiamo le cose --> centro e periferia non più riconoscibili come tali
figli dei migranti no accomunati dalle medesime problematiche
"non possiamo insegnare nulla se prima non siamo stati a lungo in ascolto delle persone a cui vorremmo insegnare"
educazione interculturale --> spesso idea astratta e schematica: spesso tendiamo a declinare idea di identità al passato privilegiando le "radici"
città: luogo comune dire che esperienza urbana sta cambiando --> importante affiancare a letture generali conoscenza personale sul campo (es. guardare città da grattacielo o camminando per essa --> importante visione di insieme, ma di più sperimentare in prima persona
mettere al centro nostri percorsi i luoghi --> aiutarci a fare attenzione ai modi concreti in cui li abitiamo (luoghi fisici spesso attenzione a rapporti di forza e a loro modalità di utilizzo)
obiettivo: costruire cittadinanza concreta e plurale in cui possono riconoscersi tutti quelli che abitano nei nostri quartieri (conta il vivere quotidianamente problemi comuni)
esempio: spazi per bambini predisposti da adulti che ne precludono l'utilizzo ai giovani
per educazione interculturale: importante attenzione alle trasformazioni e ai modi di abitare le città contemporanee
mettere gli spazi al centro dell' intercultura significa mettere al centro le relazioni che possono svilupparsi (es. colazione in pubblico)
per diventare cittadini no solo acquisire competenze, ma vivere la città