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Pedagogia sociale: costruire la propria vita 2 (la morale sociale (la pena…
Pedagogia sociale: costruire la propria vita 2
la lotta delle donne
uomini e donne non più due categorie sociali e politiche così distinte
senza lavoro remunerativo, le aspirazioni della vita sono destinate a crollare --> individualizzazione aumenta la dipendenza del singolo dal lavoro
alcune indagini mostrano che anche casalinghi come casalinghe si sentono trascurati e ricercano un riconoscimento (no natura femminile o maschile, ma possibilità o meno di costruirsi la propria vita decidere la qualità, le capacità..)
raro che donne siano senza lavoro (remunerativo o meno)
le donne possono essere madri, professioniste, in carriera, casalinghe, sposate --> ma ancora oggi in situazione ibrida in cui si intrecciano la propria vita e la vita che propria non è (sia lavoro che casa)
pregiudizi residui contro donne impegnate in una professione ormai delegittimati e ritenuti uno scandalo
espandersi dell'istruzione --> donne sradicare dai loro ruoli tradizionali (non più giustificati nella sfera pubblica)
i giovani
gioventù come forma standard rara, così com'è raro un giovane che abbia un'immagine chiara di sé (vita sperimentale che col tempo forma la certezza di sé)
ciascuno vive la propria vita preoccupandosi il minimo dell'altro o degli altri
i giovani si individualizzano da sé --> socializzazione possibile solo come autosocializzazione
regole e standard non più trasmissibili --> fantasticherie individuali si espandono fino ad assumere contorni di finalità sociale
anche in altri stati ragazzi si impongono per loro indipendenza, utilizzando anche leggi della privacy --> significa che non ci sono più scopi da inculcargli
figlio considerato di appartenenza dei genitori (non in Svezia: visti come cittadini a pieno titolo --> invitato a farsi soggetto della propria vita)
l'università
errato credere che la generale necessità di aiuto sarà portatrice di uguaglianza
emergere di nuovi fronti di disuguaglianza tra coloro che dispongono di competenze culturali sufficienti a condurre una propria vita e chi no
rischio: ghettizzazione di persone con status inferiore (esclusi dal lavoro ben retribuito) es. scolari di istituti professionali
sempre più bisogno di specializzazione particolaristica per avere chance di lavoro che consenta di nutrire aspettative elevate
soluzione potrebbe essere studiare per puro piacere (disoccupazione volontaria?)
l'università: da un lato si richiede una preparazione ampia, mentre dall'altro la specializzazione è necessaria per il regime di dura concorrenza.
la morale sociale
la pena cha ci si da per gli alti è un autolimitazione (diviene conoscibile e dotata di senso proprio grazie a tale resistenza voluta e accettata)
solidarietà si consolida in relazione a fiducia attiva (fiducia che non può essere annullata dalla delusione, ma conquistata a prescindere da esse) non giudica e non condanna (ci si da pena per gli altri)
la solidarietà non si acquisisce una volta per tutte, ma va ricercata di continuo nel dialogo e nel reciproco ascoltare --> deve essere alla portata di tutti
rifiuto di norme preesistenti erronea conclusione dell'amoralità di vita propria (vita eticosociale mira a realizzare convivenza insieme, talvolta con molti sacrifici)
felicità: non vivere in totale armonia, ma alla conoscenza del diverso e del molteplice (in se possibilità di generare conflitti)
certezza del soccorso altrui --> consapevolezza delle proprie mancanze (dubito di me stesso)
in un mondo pieno di contraddizioni, l'individuo deve aspirare ad un grado elevato di autonomia non egoistica: misurarsi con le insicurezze
cultura del dubbio: apre spazio ad altri
quella che viviamo: morale del quotidiano (es raccolta differenziata x ripulire il mondo), mai prima d'ora valori come famiglia, fedeltà e solidarietà (loro praticabilità minacciata a livello teorico)
l'aiuto reciproco è una diminuzione volontaria della propria libertà --> si accorre in soccorso agli altri
soggetti entrano in conflitto con il narcisismo altrui per ritagliarsi uno spazio per il proprio io (ossessione per la propria realizzazione)
cercando la propria autorealizzazione le persone si trasformano in prodotti del consumo e della cultura di massa (viaggiano, rompono matrimoni per relazioni effimere, diete..)
rispetto al sistema di valori tradizionali, nessuno sa più riconoscere in modo chiaro il momento in cui ha raggiunto i suoi obiettivi, ne comunicarlo con convinzione (sempre più in balia di dubbi e incertezze)
la propria vita, la propria morte
il morire occupa il posto dell' ambito dell'esperienza, mentre la paura della morte è ciò che fin dall'inizio caratterizza la vita
questa fine conoscibile in ogni momento: su di essa lucrano le assicurazioni, i medici, i farmacisti..
morte inizia dopo la fine della vita --> tra i 2 momenti non c'è incontro ne continuità (morte non percepibile niente la annuncia)
paura di morire --> cercare di preservare una vita da ogni sintomo che la riveli fragile (alla fine mai uomo che muore, ma medicina a fallire)
considerata unicamente in sé, la propria vita è il tentativo o la ricerca di trovare in se stessi la ragione e lo scopo con cui sostenere l'impegno di dar forma a se stessi e al mondo
prima polizza assicurativa contro la morte è la promessa di vita eterna della religione --> morte come prova da sostenere davanti a Dio (resa dei conti)
anche nelle società socialiste e comuniste persone continuano a vivere nel sacrificio di sé per un mondo migliore --> ideali di umanità: il singolo è nulla, la società è tutto (religione secolare della redenzione della società)
vita dell'uomo si misura con la minaccia della dannazione eterna
in alcune culture religiose: morte come cambio di scena (promessa di liberazione)
solo la vita propria arriva al punto di tramutarsi in rivolta alla fine a cui è destinata: consapevolezza morte possono attivare il piacere per la propria vita (può avere l'effetto di aprire la strada ad una più ampia libertà --> morte augurata: rapida ed indolore
nessuna delle epoche storiche precedenti ammettere che la vita abbia termine con la propria fine
morte ineluttabile --> morire (in senso di pensiero) evitato, ma senza questo si accentua il carattere traumatico che la propria morte assume per gli altri