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((Accanto ai riformisti c’era anche un’ala rivoluzionaria, che veniva…
Accanto ai riformisti c’era anche un’ala rivoluzionaria, che veniva detta massimalista,
Quando, con le riforme giolittiane, agli operai fu consentito di organizzarsi per essere adeguatamente rappresentati, fu istituita nel 1906 la Confederazione Generale del Lavoro (CGL),
Il partito socialista italiano era stato fondato nel 1892. Fra i promotori c’era l’avvocato milanese Filippo Turati, che si pose a capo della corrente riformista del partito.
L’ultima riforma di Giolitti fu l’istituzione del suffragio universale maschile (1912): ebbero il diritto di voto tutti i cittadini maschi che avevano compiuto ventun anni
Accanto alla CGL e ad altri sindacati più piccoli che si rifacevano al marxismo, gradualmente acquistarono peso anche le organizzazioni dei cattolici, cioè le Società
I sindacati vennero riconosciuti come intermediari fra i lavoratori e lo Stato e furono istituite le Camere del Lavoro,
I cattolici erano molto attivi nella vita sociale e nell’economia, ma si tenevano ancora fuori dalla politica. Non esisteva un partito cattolico perché era ancora in vigore la proibizione che papa Pio IX aveva formulato quando Roma divenne capitale del regno e il potere temporale del pontefice fu abolit
A tre-quattro decenni di distanza, però, le cose stavano cambiando e molti cattolici pensavano che fosse giunto il momento di far sentire il proprio peso
Nelle elezioni del 1913 – le prime a suffragio universale maschile – Giolitti propose ai cattolici di appoggiare quei candidati liberali che s’impegnavano a non votare leggi che potessero ferire la sensibilità cattolica
In questo modo i liberali per la prima volta vinsero le elezioni con l’appoggio esplicito della Chiesa e delle organizzazioni cattoliche Nel 1914, dunque, Giolitti si dimise.
L’industria al nord era favorita anche dalla ricchezza di corsi d’acqua che si potevano sfruttare a scopi idroelettrici
L’industria siderurgica e quella meccanica furono i settori trainanti dello sviluppo. In meno di vent’anni, dal 1895 al 1913, la produzione di acciaio passò da 50.000 a oltre un milione di tonnellate all’anno. Protagonista in questo settore fu l’ILVA, una società fondata nel 1905,
Lo sviluppo interessò prevalentemente le regioni settentrionali, tanto che si parla di “triangolo industriale” per indicare la regione più industrializzata del Paese, compresa fra Genova, Torino e Milano.
. A Genova, nel quartiere di Sampierdarena, si trovava la sede di una grande industria meccanica, la società Ansaldo
Nel periodo giolittiano l’economia italiana ebbe una forte crescita, tanto che gli economisti parlano di “decollo”.
Gli altri grandi centri dell’industria meccanica erano Torino (sede della FIAT) e Milano. Nel capoluogo lombardo si sviluppò anche l’industria chimica, con la società Pirelli, per la produzione di pneumatici e rivestimenti per cavi: il primo pneumatico per auto fu costruito nel 1901.
Soprattutto nel meridione, dove i socialisti erano meno forti, egli consentì spesso ai candidati appartenenti alla sua maggioranza di assicurarsi il voto degli elettori promettendo favori e vantaggi ai notabili locali.
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Giolitti ebbe il merito di favorire la modernizzazione del Paese e la pace sociale, ma fu anche molto disinvolto nel rafforzare la sua maggioranza con metodi spregiudicati, come la corruzione e le clientele.
Il nuovo indirizzo politico fu attuato con decisione da Giovanni Giolitti (1842-1928), un uomo politico piemontese che fu presidente del consiglio, con poche interruzioni, dal 1903 al 1914. La sua azione fu così efficace che quel decennio prese il nome di età giolittiana.
Come in altri Paesi d’Europa, anche in Italia la democrazia si consolidò. Il re decise di affidare il governo a uomini attenti alle necessità di una nuova politica sociale e capaci di far partecipare le masse alla vita politica dello Stato.
Dopo l’assassinio del re Umberto I nel luglio 1900 salì al trono suo figlio, Vittorio Emanuele III di Savoia, che avrebbe regnato fino al 1946. I problemi dell’Italia erano gravi e la tensione nella società era molto alta, con scioperi operai e manifestazioni contadine.
Giolitti aveva capito che il movimento degli operai e dei contadini era espressione della società moderna e faceva parte di una tendenza comune a tutti gli Stati europei avanzati.
Nella sua azione di governo, Giolitti cercò dunque di favorire la partecipazione delle masse alla vita politica e di accordarsi con i socialisti riformisti
Giolitti fece approvare dal parlamento diverse leggi che miglioravano la legislazione sociale italiana, che a quei tempi era una delle più arretrate d’Europa. Fu regolato per legge il lavoro notturno e nei giorni festivi; l’orario massimo di lavoro giornaliero fu limitato a dieci ore