Al centro del pensiero di Leopardi c'è l'infelicità dell'uomo, che secondo il poeta è causata dalla continua aspirazione ad un piacere infinito ma impossibile da raggiungere. Secondo Leopardi, infatti, nessuno dei piaceri particolari goduti dall'essere umano può arrivare a soddisfare la sua aspirazione al piacere infinto. Da questa tensione inappagata nasce un senso di insoddisfazione perpetua e di infelicità, che porta ad un senso di nullità di tutte le cose (ciò va inteso in senso puramente materiale). L’uomo è dunque necessariamente infelice.
La natura, che in questa prima fase è concepita da Leopardi come madre benigna, ha voluto sin dalle origini offrire un rimedio all’uomo: l’immaginazione e le illusioni. Per questo gli uomini primitivi e gli antichi Greci e Romani, più vicini alla natura, erano felici. Il progresso della civiltà, opera della ragione, ha però allontanato l’uomo da quella condizione privilegiata.