Il generale Luigi Cadorna, comandante supremo dell’esercito, era convinto che l’Italia avrebbe avuto la meglio in pochi mesi contro l’Austria, impegnata già da parecchi mesi su altri fronti. Oltre un milione di italiani furono chiamati alle armi, ma si trattava quasi esclusivamente di contadini male addestrati e poco propensi a rischiare la vita in una guerra che non avevano voluto. I ripetuti assalti ordinati da Cadorna dal giugno 1915 contro le armate austriache situate nella regione del Carso non portarono alcun successo, ma anche la “spedizione punitiva” contro l’ex alleato italiano in Trentino fu fermata e respinta dal corpo degli Alpini. L’Italia aveva conquistato la sola città di Gorizia mentre gli austriaci erano riusciti a catturare gli irredentisti Fabio Filzi e Cesare Battisti e quindi austriaci, ma espatriati per combattere con l’esercito italiano. Come nel resto d’Europa, il conflitto si trasformò presto in una guerra di posizione combattuta su un fronte che andava dal Trentino alle alture del Carso e seguiva il corso dell’Isonzo.