A partire dall’autunno del 1914, Salandra e Sonnino, uno capo del governo e l'altro ministro degli esteri, cominciarono a pensare seriamente alla possibilità di entrare in guerra a fianco dell’Intesa, nella convinzione che l’Austria non avrebbe fatto alcuna concessione sulle terre irredente. Contavano poi sull’appoggio del re Vittorio Emanuele III, degli ufficiali militari di alto grado e di potenti industriali. Senza consultare il Parlamento Salandra e Sonnino condussero trattative segrete con l’Intesa che si conclusero con la firma del patto di Londra del 26 aprile 1915: nel giro di un mese l’Italia avrebbe dovuto dichiarare guerra all’Austria; in cambio, alla fine della guerra, avrebbe ottenuto il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia, l’Istria, la Dalmazia e alcuni territori coloniali.Il Parlamento lasciò al governo la facoltà di scegliere: il 24 maggio 1915 l’esercito diede il via alle prime manovre di guerra contro gli austriaci.