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L'ITALIA DOPO L'UNITA' (LA DESTRA STORICA AL POTERE) (gli…
L'ITALIA DOPO L'UNITA'
(LA DESTRA STORICA AL POTERE)
dopo l'Unità, il nuovo Stato italiano contava circa 22 milioni di abitanti, di cui solo 5 milioni avevano frequentato un corso di istruzione elementare
il tasso di analfabetismo era molto alto, con punte del 90% nel sud Italia
circa l'80% della popolazione viveva in campagna
le vie di comunicazione erano poco sviluppate nel nord Italia e quasi del tutto assenti al sud
l'agricoltura era la principale attività produttiva e impiegava circa il 70% della popolazione
erano ancora praticati il latifondo e la mezzadria, soprattutto nel centro e nel meridione
in pratica non esistevano colture specializzate
era un'agricoltura di tipo prevalentemente estensivo
la produzione industriale era in fase nascente ma concentrata principalmente in Piemonte, Lombardia, Veneto e Liguria
gli schieramenti politici, davano voce a tre diversi orientamenti
la destra in senso stretto, costituita da clericali e reazionari
a sinistra garibaldini e mazziniani, che promuovevano l'idea di uno Stato repubblicano e democratico
al centro i moderati eredi di Cavour (definiti
destra storica
), che promuovevano un'idea di Stato liberale
i 15 anni successivi all'Unità videro al potere la
destra storica
il suffragio universale non era auspicabile e, dunque, a votare dovevano essere solo i cittadini maschi, non analfabeti, che avessero compiuto i 25 anni e che versassero allo Stato almeno 40 lire di imposte annue
per i rapporti tra lo Stato e la Chiesa valeva il motto di Cavour: "libera Chiesa in libero Stato"
i posti di potere dovevano essere occupati da un'élite
in materia di politica economica, si optò per il liberismo
morto Cavour, nel 1861 gli succedette il barone
Bettino Ricasoli
, il quale dovette subito decidere se optare per uno Stato accentrato, come la Francia napoleonica, o uno Stato decentrato sul modello della Gran Bretagna
alla fine si scelse un modello di Stato accentrato e si puntò a raggiungere l'obiettivo
si emanarono ordinamenti uniformi su tutta la penisola
la
legge Casati
(1859) rese l'istruzione elementare gratuita ed obbligatoria fino agli 8 anni
le
legge Rattazzi
(1859) previde un ordinamento di province e comuni, con l'introduzione dei sindaci e delle circoscrizioni amministrative
si adottò una moneta unica (la lira)
gli altissimi costi dell'unificazione avevano creato un pesante deficit nel bilancio statale: la destra dovette quindi preoccuparsi di pareggiare il bilancio (in ciò si distinse
Quintino Sella
)
per raggiungere l'obiettivo vennero imposte nuove tasse sia dirette (sui redditi), sia indirette (sui prodotti) e la più detestata fu
l'imposta sul macinato
, introdotta nel 1868
ciò contribuì a far esplodere il malcontento (alle pesanti tasse, si aggiungevano anche la leva e l'istruzione obbligatorie)
nel sud Italia si aggiungeva anche il problema del brigantaggio (cui si tentò di porre rimedio con la
legge Pica
del 1863)
contro i briganti fu adottata la linea dura, con l'instaurazione di un regime militare nei territori interessati, che finì per agevolare la diffusione della criminalità organizzata