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L'ITALIA ENTRA IN GUERRA
L'INIZIALE NEUTRALITÀ
Il 2 agosto 1914 l'Italia si dichiarò neutrale, e affermò che avrebbe partecipato solo se uno degli Stati della Triplice Alleanza fosse attaccato.
In realtà, però, le motivazioni erano altre:
i rapporti con l’Austria erano difficili a causa delle “terre irredente” cioè il Trentino e la Venezia Giulia, abitate in prevalenza da italiani, ma rimaste sotto il controllo austriaco dopo la nascita del Regno d’Italia;
l’esercito italiano, reduce dalla difficile conquista della Libia e male organizzato, non era ancora pronto per iniziare un nuovo conflitto.
NEL PARLAMENTO
L'Italia, riguardo a ciò che fare in guerra, era divisa in più frazioni. In parlamento vi erano:
i neutralisti, che rappresentavano la maggior parte della popolazione
i socialisti italiani continuavano a sostenere una linea pacifista (a differenza degli altri Stati europei), ma volevano partecipare (a questo partito apparteneva Benito Mussolini)
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gli interventisti, seppur minoritari nel paese, si presentavano molto decisi e ben organizzati sul piano della propaganda
più accesi sostenitori dell’intervento in guerra (insieme ai nazionalisti) erano gli irredentisti, perché intendevano liberare dal dominio austriaco Trento e Trieste
e i nazionalisti, ché ritenevano la guerra un mezzo per trasformare l’Italia in una grande potenza.
L'ENTRATA IN GUERRA
dall'autunno del 1914 Salandra e Sonnino (capo del governo e ministro degli esteri dell'Italia) pensarono seriamente di partecipare alla guerra, contando sull'appoggio di Vittorio Emanuele III.
Così, all'oscuro del Parlamento, Salandra e Sonnino condussero trattative con l'Intesa, che si conclusero con il patto di Londra del 26 aprile 1915.
in un mese l'Italia avrebbe dovuto dichiarare guerra all'Austria in cambio di alcuni territori tra cui anche il Trentino, l'Alto Adige e la Venezia Giulia.
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