I moti rivoluzionari del 1848 interessarono tutta l’Europa , compresa la penisola italiana. Per evitare sommosse, anche Leopoldo II, granduca di Toscana, papa Pio IX e Carlo Alberto si affrettarono a concedere delle Costituzioni che, seppure moderate, servirono a soddisfare le richieste dei rivoltosi. Nel Lombardo-Veneto, invece, l’Impero austriaco proseguì nella sua politica di dura repressione dei nazionalismi, così anche Venezia e Milano insorsero contro i dominatori stranieri. A Venezia i patrioti, guidati da Daniele Manin , proclamarono la Repubblica di San Marco . A Milano, durante le Cinque giornate, la popolazione fu protagonista di violentissimi scontri contro le truppe austriache, comandate dal generale Radetzky, che alla fine dovettero abbandonare la città. Attratto dalla possibilità di annettere al Regno di Sardegna nuovi territori , il re Carlo Alberto dichiarò guerra al potente regno asburgico il 23 marzo.
All’iniziativa di Carlo Alberto aderirono anche Ferdinando II, il granduca di Toscana e il papa Pio IX, convinti a questo punto che si presentasse veramente l’occasione per liberare la Penisola e allo stesso tempo per placare i fremiti rivoluzionari nei rispettivi Stati.
A sostegno dei piemontesi arrivò un gruppo consistente di truppe regolari, alle quali si unirono anche numerosi volontari. Carlo Alberto, però, sembrò più interessato a espandere i propri territori che a promuovere la causa dei patrioti.
A loro volta gli alleati, timorosi di fronte alle mire espansionistiche piemontesi, ritirarono le loro truppe; il primo a richiamare i soldati fu papa Pio IX, il quale dichiarò di non poter proseguire una guerra contro un Paese cattolico.
Vittorio Emanuele II intendeva rendere il Piemonte uno Stato moderno, per cui si rifiutò di annullare l la Costituzione emanata da Carlo Alberto, che l’Austria aveva chiesto di abolire per restaurare l’assolutismo. Inoltre chiamò alla guida del governo Massimo d’Azeglio , un liberale moderato che intensificò l’opera di modernizzazione dello Stato e rafforzò il regime monarchico-costituzionale, seguendo gli orientamenti del re. Una svolta fondamentale nella politica del Regno di Sardegna si ebbe quando giunse al governo Camillo Benso, il conte di Cavour, dapprima come ministro di Agricoltura, Finanze e Commercio e poi come primo ministro
Dopo le prime vittorie piemontesi , le forze austriache presero il sopravvento e fra il 23 e il 25 luglio, a Custoza, presso Verona, Carlo Alberto fu duramente sconfitto, tanto da dover chiedere l’armistizio .
Alcuni mesi dopo, per sottrarsi alle pesanti condizioni di pace imposte dall’Austria, il re sabaudo riprese la guerra: nella battaglia di Novara subì un’altra, disastrosa sconfitta, in seguito alla quale fu costretto ad abdicare in favore del figlio, Vittorio Emanuele II.