Iran si avvicinò molto al mondo occidentale, ricevendo dagli Stati Uniti, sia aiuti militari sia economici. Nel 1961, il Paese avvia una serie di riforme economiche, sociali, agrarie e amministrative per modernizzarlo, riforme note come la Rivoluzione Bianca dello Scià.
Tuttavia le riforme, tra cui quelle della Rivoluzione Bianca, non migliorarono le condizioni economiche della popolazione, e le politiche filo-occidentali liberali alienarono sia alcuni gruppi religiosi sia politici islamici.
Ai primi di giugno del 1963, presero avvio delle proteste di massa in sostegno del Ruhollah Khomeini, a causa di un discorso da lui pronunciato in cui attaccava lo Scià.
Nel corso degli anni '60, l'Iran aveva notevolmente aumentato il bilancio della difesa e nei primi anni '70 era diventata la più forte potenza militare della regione. Le relazioni bilaterali con il vicino Iraq non erano buone, principalmente a causa di una disputa sul fiume Shatt al-Arab.
Il regime repressivo dello scià Mohammad Reza Pahlavi conobbe negli anni 1970 un'ulteriore involuzione. Sì accentuò il carattere nazionalista e autocratico del suo regno, impegnando la maggior parte delle risorse economiche del Paese nella costruzione di un potente e modernissimo esercito e nell'autocelebrazione della monarchia.
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