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La schiavitù nel mondo romano, Nella cultura romana, l'apertura al…
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Nella cultura romana, l'apertura al nuovo e l'integrazione sono aspetti complementari di una tradizione innovatrice
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nel fattore morale della virtus collegato ai mores, e non alla conoscenza
Sallustio, nel IV capitolo della Catilinaria, coglie questa disposizione nell'originaria fusione tra Troiani e Aborigeni, trasformati in civitas dalla concordia, nonostante le differenze
antica pratica romana, che dimostra che
appare limpidissima la negazione della schiavitù per natura, infatti:
"La libertà è una facoltà naturale di fare ciò che a ciascuno aggrada, tranne ciò che sia impedito dalla forza o dal diritto. La schiavitù è un istituto del diritto delle genti, in base al quale qualcuno è assoggettato contro natura alla proprietà altrui."
''Affidare le magistrature ai figli dei liberti non è consuetudine recente, come molti ritengono ingannandosi, ma era d'uso anche per gli antichi''. Fa dire a Claudio Tacito, parafrasando il discorso del 48 d.C
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Servio Tullio, figlio di una prigioniera di Cornicolo, di padre ignoto e con una schiava per madre, riuscì a reggere il regno grazie soltanto al suo ingegno e al suo valore
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