La Giovine Italia era un’organizzazione che manteneva il segreto sui nomi degli associati, per evitare che la polizia potesse individuarli e quindi procedere al loro arresto. Ognuno di essi era però a conoscenza del disegno politico che l’organizzazione mirava a realizzare, ovvero un’Italia repubblicana, unita e democratica. La vera novità consiste-va nel fatto che i suoi membri, a differenza dei cospiratori carbonari, erano fortemente impegnati a propagandare le nuove idee in ogni ambiente sociale con qualsiasi mezzo di comunicazione possibile: opuscoli, giornali, libri, volantini. In questo modo Mazzini era convinto di poter mobilitare una grande massa di persone creando un’opinione pubblica di sentimenti italiani.
I seguaci di Mazzini divennero presto molto numerosi e tra il 1833 e il 1834 diedero vita ad alcune insurrezioni nel Regno di Sardegna e nel Regno di Napoli, destinate però al fallimento a causa del mancato sostegno da parte della popolazione. Altri patrioti risorgimentali condividevano con Mazzini l’ideale unitario, ma si scostavano da lui sulle modalità di realizzazione: Carlo Cattaneo, per esempio, era un sostenitore del federalismo, dottrina favorevole a una struttura dello Stato che mantenesse determinate autonomie. Anche Vincenzo Gioberti pensava l’indipendenza e l’unità dell’Italia come una necessità da realizzare ma, al contrario di Mazzini, riteneva che non si potesse parlare di un solo “popolo italiano”, a motivo delle grandi differenze di tradizione e cultura che esistevano tra gli abitanti delle diverse regioni della Penisola