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LA RIBELLIONE DELLE COLONIE AMERICANE
GLI EUROPEI IN AMERICA SETTENTRIONALE
Nel Seicento molti territori dell’America settentrionale erano occupati da francesi e inglesi, principalmente sulla costa atlantica. La
Francia
aveva il controllo delle grandi regioni settentrionali del Canada e dell’immenso bacino fluviale del Mississippi-Missouri, all'epoca chiamato Louisiana.
Gli insediamenti inglesi si concentravano invece nella pianura costiera fra l’Atlantico e la bassa catena dei Monti Appalachi.
Nei territori soggetti alla corona britannica, tra l’inizio del Seicento e la metà del Settecento si realizzò una lenta ma consistente emigrazione di coloni europei, che lasciavano il Vecchio Continente alla ricerca di una nuova patria e per sfuggire alle persecuzioni, ai pericoli della guerra, alla miseria.
LE TREDICI COLONIE BRITANNICHE
Il primo insediamento stabile in America del Nord era sorto nel 1620 con l’arrivo dei Padri Pellegrini , i puritani inglesi sbarcati sulle coste del Massachusetts.
Nei decenni successivi si costituirono le nuove colonie di Rhode Island, Connecticut, New Hampshire , per opera di altri esuli puritani fuggiti dalle persecuzioni religiose della Chiesa anglicana in madrepatria.
La Virginia, invece, accolse numerosi oppositori politici costretti a lasciare l’Inghilterra ai tempi del regime di Cromwell.
La colonizzazione avvenne in modo spontaneo, ma in alcuni casi furono gli stessi sovrani inglesi a incoraggiarla, assegnando i territori coloniali a grandi proprietari terrieri, come nel caso del Maryland, divenuto poi meta di immigrati cattolici.
L’aristocratico William Penn, ricco esponente dei quaccheri nel 1681 ottenne dalla corona la concessione di un’area più interna a ovest del New Jersey, vasta e boscosa, che da lui prese il nome di Pennsylvania.
Con la fondazione della Georgia, nei primi decenni del Settecento, le colonie britanniche d’America giunsero a occupare l’intera fascia costiera: gli abitanti erano quasi due milioni, compresi oltre 300.000 schiavi neri
I RAPPORTI TRA LE COLONIE E LA MADREPATRIA
Le tredici colonie erano molto diverse dal punto di vista sia economico sia etnico, vediamo insieme le principali caratteristiche.
• Nelle colonie del sud,predominava l’agricoltura delle grandi piantagioni di tabacco e cotone, con un largo impiego di schiavi neri come manodopera. In base agli Atti di Navigazione del 1651 e del 1660, la Gran Bretagna deteneva il monopolio commerciale sui prodotti delle colonie, i cui prezzi venivano stabiliti a Londra.
I coloni non avevano il permesso di creare industrie che avrebbero potuto fare concorrenza a quelle della madrepatria e da essa erano costretti ad acquistare ogni specie di manufatto, come tessuti, utensileria, armi e attrezzature
• Le colonie del nord svilupparono un’economia basata sulla coltivazione dei cereali, mentre le città portuali come Boston e New York si specializzarono nel commercio e nell'industria cantieristica.
LA GRAN BRETAGNA A NUOVI TERRITORI IN AMERICA SETTENTRIONALE
Con la vittoriosa guerra dei
Sette anni
, combattuta fra le potenze d’Europa anche nei territori coloniali, la Gran Bretagna acquisì diversi territori del Nord America, tra cui la città di Québec e l’intero Canada francese.
Durante questi scontri, le tredici colonie avevano combattuto i francesi alleati con le tribù indiane.
Sebbene crescesse l’insofferenza per i vincoli economici loro imposti dalla madrepatria, si erano dimostrati sudditi fedeli alla Corona inglese, anche perché potevano contare su importanti autonomie:
ogni colonia, infatti, aveva un piccolo Parlamento che aiutava il governatore nominato dal re inglese.
Tuttavia, questa situazione cambiò proprio quando Giorgio III, sovrano della Gran Bretagna, per difendere i nuovi territori, decise di finanziare le spese militari con l’imposizione di nuove tasse alle colonie americane e al Canada.
L’INGHILTERRA IMPONE NUOVE TASSE E LE COLONIE SI OPPONGONO
I coloni americani si rifiutarono di pagare le nuove tasse, appellandosi al principio secondo cui i sudditi non potevano essere tassati senza il consenso dei loro rappresentanti in Parlamento: i coloni non avevano rappresentanti nel Parlamento di Londra, dunque le nuove imposte inglesi erano un abuso.
Tra il 1764 e il 1765 il governo britannico approvò ugualmente lo Sugar Act, una tassa sullo zucchero da rum, e lo Stamp Act, l’equivalente di una marca da bollo da applicare sulle pubblicazioni e su tutti i documenti legali emessi nelle colonie.
Aumentarono anche i controlli doganali e i dazi sulle merci che entravano in Gran Bretagna dall’America. I coloni risposero a queste misure con proteste di piazza e boicottaggi, cioè azioni volte a danneggiare l’economia inglese: in molti centri vennero sospese le attività, mentre i cittadini rinunciarono a usare i prodotti britannici