Please enable JavaScript.
Coggle requires JavaScript to display documents.
IL SEICENTO image (Tra la metà del Cinquecento e la fine del Seicento ebbe…
IL SEICENTO
Tra la metà del Cinquecento e la fine del Seicento ebbe luogo un mutamento radicale nel modo di intendere la scienza, chiamato dagli storici rivoluzione scientifica.Se prima ci si chiedeva perché esistesse il mondo e chi l’avesse creato, la domanda più frequente divenne il come, cioè il modo in cui avvengono i fenomeni della natura.La scienza iniziò a diventare la vera fonte di conoscenza del mondo, sostituendosi ai dogmi della religione cattolica e degli antichi sapienti, alla filosofia e all'alchimia. .
Già nel 1543 l’astronomo polacco Niccolò Copernico (1473-1543) aveva formulato una teoria secondo la quale il Sole si trova al centro dell’Universo e tutti i pianeti, compresa la Terra, ruotano intorno a esso. Questa teoria fu chiamata eliocentrica. La teoria eliocentrica fu confermata dagli studi dell’astronomo e scienziato tedesco Giovanni Keplero, che individuò le leggi alla base del movimento dei pianeti, chiamate in suo onore Leggi di Keplero.
Lo scienziato pisano Galileo Galilei (1564-1642) sostenne la teoria eliocentrica, utilizzando calcoli matematici, ma soprattutto basandosi su osservazioni da lui compiute, tra il 1609 e il 1610, con il cannocchiale. Oltre che astronomo Galileo fu anche un fisico e compì interessanti studi sul moto del pendolo e sull’accelerazione lungo il piano inclinato. Inoltre, facendo degli esperimenti, capì il principio che sta alla base della legge sulla caduta dei gravi.
Le autorità ecclesiastiche temevano che le nuove teorie potessero indebolire la fiducia dei fedeli nella Bibbia e nell’interpretazione di essa data dal papa e dai vescovi. Il Tribunale dell’Inquisizione sottopose Galileo a due processi: nel primo, che ebbe luogo nel 1616, gli fu vietato di divulgare la teoria copernicana.Lo scienziato fu condannato, incarcerato per alcune settimane e infine rinchiuso, con divieto di uscirvi, nella villa di Arcetri, vicino a Firenze.
A Galileo Galilei va ascritto un altro grande merito, cioè quello di aver messo a punto e applicato sistematicamente nel corso dei suoi studi un metodo sperimentale o metodo scientifico, basato sull’osservazione diretta dei fenomeni naturali; sulla formulazione di ipotesi di spiegazione; sulla verifica di queste ipotesi attraverso gli esperimenti.Questo metodo prevedeva una serie di fasi, da rispettare rigorosamente.
Nel 1642, anno in cui morì Galileo, nacque Isaac Newton (1642-1727), una delle figure più importanti della storia della scienza. Newton aveva capito che il movimento degli astri nel cielo è regolato dalla stessa forza che, sulla Terra, provoca la caduta dei corpi al suolo: la gravità. Isaac Newton riuscì a descrivere il meccanismo della natura utilizzando il linguaggio matematico, come insegnato da Galilei, dando così la conferma definitiva della validità del metodo di indagine sperimentale.
Newton si occupò anche di ottica, studiò la scomposizione della luce, la meccanica dei corpi in movimento, definì il calcolo integrale e stabilì una volta per tutte che l’Universo è regolato da leggi della fisica e che ogni fenomeno naturale può essere misurato. Egli insegnò all’Università di Cambridge, nel 1689 fu eletto deputato al Parlamento inglese e poi divenne direttore amministrativo della Zecca di Stato, presso la Banca d’Inghilterra. Nel 1703 fu nominato presidente della Royal Society, la più importante accademia scientifica inglese, e ricoprì questa carica fino alla morte.
Lo scienziato e filosofo francese René Descartes, detto Cartesio, per esempio, affermò che era possibile creare una matematica universale.Evangelista Torricelli (1608-1647) eseguì esperimenti sulla pressione atmosferica e inventò il barometro, mentre Blaise Pascal dimostrò l’esistenza del vuoto. Infine, l’astronomo danese Ole Christensen Romer comprese che la luce si propaga a una sua propria velocità.
L’inglese William Harvey per esempio scoprì la circolazione del sangue, Marcello Malpighi riuscì a osservare i capillari al microscopio, mentre Francesco Redi, studiando gli insetti, dimostrò che nascevano dalle loro uova e non per generazione spontanea, come fino ad allora si credeva.Nonostante queste scoperte, la medicina non fece però significativi passi avanti; bisognerà infatti aspettare il XIX secolo per la messa a punto dei primi vaccini e dei primi rimedi in grado di combattere efficacemente le malattie.
Gli scienziati del XVII secolo, anche se ostacolati dalla Chiesa, cercarono di diffondere le proprie scoperte e di rendere noti i risultati raggiunti. Nacque allora la prima comunità scientifica internazionale, i cui membri si tenevano aggiornati attraverso bollettini pubblicati dalle accademie, associazioni di studiosi finalizzate allo sviluppo di arte, lettere e scienze. Il termine accademia deriva da una località vicino ad Atene, dove il filosofo greco Platone scelse di tenere la sua scuola. Le prime accademie sorsero in Italia: nel 1603 fu fondata a Roma l’Accademia dei Lincei, per lo sviluppo delle scienze, tra i cui soci figurava anche Galileo Galilei.
Nel 1657 sorse a Firenze l’Accademia del Cimento, che approfondì l’applicazione del metodo scientifico; ne fecero parte molti discepoli di Galileo, tra cui Evangelista Torricelli. Sempre a Firenze fu fondata, già nel 1570, l’Accademia della Crusca, dedicata invece agli studi di letteratura e filologia, realizzano la prima edizione del vocabolario della lingua italiana.Ben presto istituzioni simili sorsero in tutta Europa, come la citata Royal Society, fondata a Londra nel 1660, oppure la francese Académie Royale des Sciences, nata nel 1666.
Durante il lungo regno di Filippo II, la Spagna si avviò al declino. Il sovrano dovette subire la perdita delle Province Unite, pur avendo investito enormi risorse per reprimerne la rivolta; non riuscì a ridimensionare la minaccia turca, né a fare del Paese la prima potenza dell’Europa, nonostante i vasti domini e le ricchezze coloniali. Le spese per mantenere lo Stato, la corte e le guerre erano troppe, al punto che il re fu più volte costretto a dichiarare bancarotta. Infine, non fu in grado di favorire e incoraggiare le attività produttive che avrebbero garantito un vero sviluppo.
Nel 1618 divampò in Europa la guerra dei Trent’anni. Il conflitto era scoppiato inizialmente tra l’imperatore cattolico e i principi tedeschi di fede protestante, ma ben presto gli interessi politici spinsero le altre potenze a intervenire con intere armate di mercenari, che devastarono con violenza e saccheggi l’Europa centrale. La Svezia protestante partecipò per affermarsi come uno dei nuovi protagonisti, mentre la Francia, che pur aveva annientato gli ugonotti al proprio interno, si alleò con i protestanti per colpire la Spagna. Il conflitto si chiuse nel 1648 con la pace di Vestfalia.
La guerra lasciò un continente devastato e la pace di Vestfalia, oltre a riconoscere l’autonomia di alcuni territori, stabilì il principio dell’equilibrio tra le potenze europee, per evitare che qualcuna crescesse fino a minacciare le altre, e introdusse una certa tolleranza religiosa. Tuttavia, lo scontro tra Francia e Spagna proseguì fino alla sconfitta di Madrid, costretta a cedere le Fiandre. La Francia usciva rafforzata da mezzo secolo di guerre, mentre l’Impero spagnolo dovette a lungo fronteggiare la pressione turca dai Balcani e dall’Ungheria. L’assedio di Vienna segnò il culmine dello scontro e da allora iniziò un lento ripiegamento degli ottomani.
Per quarant’anni la Francia fu governata da due cardinali (prima Richelieu con il re Luigi XIII, poi Mazzarino con Luigi XIV) che cercarono di farne una grande potenza europea. Essi rafforzarono anche il potere del re in due settori strategici: il controllo delle finanze, attraverso gli intendenti, e l’amministrazione della giustizia. Si arrivò così alle Fronde: uno scontro con il Parlamento di Parigi e successivamente con i nobili.
Dal 1661 Luigi XIV governò invece direttamente esprimendo l’assolutismo nella sua forma più compiuta: il re era al di sopra di ogni legge umana, perché il suo potere derivava da Dio. Per accrescere la potenza della Francia egli combatté un trentennio di guerre e seguì una politica di espansioni territoriali. Per indebolire ulteriormente la nobiltà la raccolse in una sontuosa corte nella splendida reggia di Versailles. Il re combatté anche i nemici interni, in particolare i protestanti francesi.
Lo zar Pietro I il Grande cercò invece di modernizzare la Russia, ancora molto arretrata, prendendo come modelli i Paesi europei più avanzati. Fece costruire una nuova splendida capitale, San Pietroburgo, affacciata sul Baltico, perché aveva compreso che l’espansione territoriale del Paese doveva andare nella direzione di un saldo controllo degli sbocchi al mare: dopo vent’anni di guerre con la Svezia, la Russia arrivò a possedere un buon tratto delle coste del Baltico.
In Inghilterra presero il potere gli Stuart, la cui politica finì per suscitare ostilità in diversi gruppi: Carlo I si scontrò col Parlamento, lo sciolse, poi lo riconvocò. Queste dimostrazioni di debolezza del re portarono a una vera e propria guerra civile tra parlamentari e realisti, i sostenitori del re. Il puritano Oliver Cromwell concluse vittoriosamente la guerra e il re, catturato, fu processato, condannato a morte e giustiziato. Si costituì la Repubblica.
Il governo di Cromwell pose le basi per lo sviluppo del commercio navale inglese, ma alla sua morte gli Stuart tornarono sul trono, prima Carlo II e poi Giacomo II. Dopo un periodo di tregua gli scontri ripresero e il Parlamento decise di offrire la corona a Guglielmo d’Orange con l’impegno di rispettare i diritti del Parlamento e la legge che stabiliva le modalità di accesso al trono.È la Seconda rivoluzione inglese, ricordata come la Gloriosa rivoluzione.
Nel corso del Seicento si stabilizzò una rigida struttura sociale in cui solo una minoranza godeva di privilegi (l’alto clero e la nobiltà) e dominava la maggioranza della popolazione, costituita da contadini, ma anche da una borghesia sempre più numerosa. I nobili vivevano in sontuosi palazzi di stile barocco, spesso arricchiti da una sala per la musica o addirittura da un teatro dove rappresentare le opere classiche e i nuovissimi melodrammi. Anche le chiese avevano lo stesso stile scenografico per stupire e affascinare i fedeli, in base ai dettami della Controriforma.