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IL SEICENTO
Durante il lungo regno di Filippo II, la Spagna si avviò al declino.
Il sovrano dovette subire la perdita delle Province Unite, pur avendo investito enormi risorse per reprimerne la rivolta;
non riuscì a ridimensionare la minaccia turca,
né a fare del Paese la prima potenza dell’Europa, nonostante i vasti domini e le ricchezze coloniali:
le spese per mantenere lo Stato, la corte e le guerre costavano troppo, al punto che il re fu più volte costretto a dichiarare bancarotta
non fu in grado di favorire e incoraggiare le attività produttive che avrebbero garantito un vero sviluppo.
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La guerra lasciò un continente devastato e la pace di Vestfalia,
riconobbe l’autonomia di alcuni territori,
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Tuttavia, lo scontro tra Francia e Spagna proseguì fino alla sconfitta di Madrid, costretta a cedere le Fiandre.
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Per quarant’anni la Francia fu governata da due cardinali (prima Richelieu con il re Luigi XIII, poi Mazzarino con Luigi XIV) che cercarono di farne una grande potenza europea.
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Dal 1661 Luigi XIV governò invece direttamente esprimendo l’assolutismo nella sua forma più compiuta: il re era al di sopra di ogni legge umana, perché il suo potere derivava da Dio
Per accrescere la potenza della Francia egli combatté un trentennio di guerre e seguì una politica di espansioni territoriali.
Per indebolire ulteriormente la nobiltà la raccolse in una sontuosa corte nella splendida reggia di Versailles.
Il re combatté anche i nemici interni, in particolare i protestanti francesi.
Lo zar Pietro I il Grande cercò invece di modernizzare la Russia, ancora molto arretrata, prendendo come modelli i Paesi europei più avanzati.
Fece costruire una nuova splendida capitale, San Pietroburgo, affacciata sul Baltico, perché aveva compreso che l’espansione territoriale del Paese doveva andare nella direzione di un saldo controllo degli sbocchi al mare
dopo vent’anni di guerre con la Svezia, la Russia arrivò a possedere un buon tratto delle coste del Baltico.
In Inghilterra presero il potere gli Stuart, la cui politica finì per suscitare ostilità in diversi gruppi:
Carlo I si scontrò col Parlamento, lo sciolse, poi lo riconvocò.
Queste dimostrazioni di debolezza del re portarono a una vera e propria guerra civile tra parlamentari e realisti, i sostenitori del re.
Il puritano Oliver Cromwell concluse vittoriosamente la guerra e il re, catturato, fu processato, condannato a morte e giustiziato. Si costituì la Repubblica
Il governo di Cromwell pose le basi per lo sviluppo del commercio navale inglese, ma alla sua morte gli Stuart tornarono sul trono, prima Carlo IIe poi Giacomo II.
. Dopo un periodo di tregua gli scontri ripresero e il Parlamento decise di offrire la corona a Guglielmo d’Orange con l’impegno di rispettare i diritti del Parlamento e la legge che stabiliva le modalità di accesso al trono.
È la Seconda rivoluzione inglese, ricordata come la Gloriosa rivoluzione
Nel corso del Seicento si stabilizzò una rigida struttura sociale in cui solo una minoranza godeva di privilegi (l’alto clero e la nobiltà) e dominava la maggioranza della popolazione, costituita da:
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I nobili vivevano in sontuosi palazzi di stile barocco, spesso arricchiti da una sala per la musica o addirittura da un teatro dove rappresentare le opere classiche e i nuovissimi melodrammi.
Anche le chiese avevano lo stesso stile scenografico per stupire e affascinare i fedeli, in base ai dettami della Controriforma
Tra XVI e XVII secolo si verificò un cambiamento radicale nel modo di intendere la conoscenza, che viene indicato come “rivoluzione scientifica”. Gli studiosi aprirono nuove vie in diversi settori: fisica, matematica, chimica, scienze naturali, anatomia.
Copernico e Keplero dimostrarono la validità della teoria eliocentrica circa la posizione della Terra nell’Universo,
ma il padre della moderna scienza fu Galileo Galilei, che mise a punto il metodo scientifico tuttora in uso.
La Chiesa reagì con durezza all’idea che la scienza mettesse in dubbio la validità dei testi sacri, e quindi lo condannò all’abiura delle teorie professate.
Gli scienziati dei Paesi dove gli studi erano più vivaci crearono associazioni di studiosi, dette accademie
Qui potevano riunirsi a discutere e valutare le ricerche e gli studi più recenti e spesso pubblicavano bollettini informativi per diffonderli nelle comunità scientifiche del continente
Harvey, Malpighi, Torricelli e Pascal sono solo alcuni dei nomi più illustri di allora.
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