Gramsci legge in Machiavelli il progetto politico dello Stato nazionale, di cui il Segretario fiorentino è stato l'unico a comprendere la necessità in Italia. Il contenuto che il mito deve veicolare è la monarchia assoluta, «la forma politica che permette e facilita un ulteriore sviluppo delle forze produttive borghesi» (Gramsci, 1975: p. 1572), già conquistata, insieme all'unità territoriale, in Francia e in Spagna e che ancora manca invece in Italia. Il dramma di Machiavelli è dunque quello di essere rimasto l'inascoltato teorico di un soggetto storico che non si è mai concretizzato. In questo senso nella prospettiva gramsciana egli è ben più cosmopolita e progressista di tutti gli intellettuali umanisti e rinascimentali, sordi ai grandi esempi europei e alle necessità storiche di un popolo da cui rimangono avulsi, così che «lo stesso pensiero politico del Machiavelli è una reazione al Rinascimento, è il richiamo alla necessità politica e nazionale di riavvicinarsi al popolo come hanno fatto le monarchie assolute di Francia e Spagna»
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