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Giacomo Leopardi
La vita
Nacque a Recanati nel 1798. Suo padre, Monaldo Leopardi, era un aristocratico, un tradizionalista e conservatore.
Sua madre, Adelaide era molto austera e rigida.
Nel 1808, all'età di 10 anni, Giacomo si rifigiò nella biblioteca di suo padre dove fece crescere la propria cultura.
All'età di 17 anni, dopo uno studio da lui definito matto e disperatissimo, riuscì a costruirsi un'incredibile cultura. Conosceva 6 lingue, traduceva i classici, scriveva anche tragedie, saggi e tragedie.
All'età di 19 anni, Giacomo, conobbe tramite lettera, un ragazzo che lo riusciva a comprendere. Il nome di questo ragazzo che anche aveva un certo livello di cultura era Pietro Giordani.
Nel 1819 decise di organizzare un piano per fuggire dalla propria casa, che definiva "Tutto è morte, tutto è insensataggine, tutto è stupidità." Ma venne scoperto dal padre.
Il padre, decise allora di rinchiuderlo in casa. Giacomo fu costretto a passare interi anni in solitudine. Nemmeno lui sapeva come con tutta quella tristezza poteva continuare a scrivere, ma è proprio in questo periodo che lui scirve alcune delle opere più famose di tutte; tra cui "L'infinito".
Nel 1822, per sua fortuna, i suoi genitori gli consentirono di un viaggio a Roma, da suo zio. Il viaggio fu però per lui una vera e propria delusione. Si aspettava di più da Roma.
Nel 1825, l'editore Stella di Milano, fece richiesta a Giacomo per occuparsi di una traduzione di Cicerone.
Dopo aver finito da Milano, fece anche altri viaggi. Andò a Bologna, Firenze, Pisa e mentre soggiornava in questi paesi strinse amicizia con intellettuali romantici.
Dopo un periodo trascorso a Recanati, gli stessi amici conosciuti in precedenza gli offrirono un soggiorno di anno a Firenze.
A Firenze, Giacomo, continuò a scrivere, fece amicizia con Antonio Ranieri ed inoltre si innamorò di Fanny Targioni Tozzetti, la quale non ricambiò i suoi sentimenti.
Insieme ad Antonio Ranieri, Giacomo andò a Roma, nel 1831. E successivamente, a causa della sua brutta condizione fisica, accettò l'invito di Antonio per andare a trovarlo a Napoli nel 1833.
Infine, nel 1837, diventato cieco ed immobilizzato a causa della forte malformazione creatasi nella schiena, venne condotto da un amico in una villa, ai piedi del Vesuvio. Giacomo, morì in questa villa, all'età di soli 39 anni.
La poetica
A causa dell'ambiente in cui si trovò costretto a stare e per il suo aspetto fisico, Giacomo Leopardi è pensato da tutti come il poeta del pessimismo, della tristezza e della depressione.
Il suo cosiddetto pessimismo, è secondo lui, soltanto la verità, la quale fa molto male alcune volte e che quindi viene sostituita da delle soluzioni più facili che agli altri sembra la verità, ma non lo è.
Appunto per questo lui non era un religioso o per lo meno, uno che aveva fiducia nella scienza.
Come pensava lui, la depressione e l'infelicità fanno parte di noi stessi, senza i quali non potremmo mai avere una visione o un obbiettivo di come per noi sarebbe la felicità perfetta.
Secondo Leopardi, la poesia si esprime e prende vita attraverso parole, libere, molto vaghe. Afferma anche che la poesia è molto importante in quanto parla al nostro animo soddisfando il suo desiderio di "Infinito".
Le opere
Zibaldone, 1817-1871.
E' un diario, iniziato nel 1817 ma non pubblicato quando era in vita.
Qui raccolse i propri pensieri, commenti e riflessioni
Operette morali, 1824 - 1827.
Giacomo Leopardi la iniziò nel 1824, la concluse nel 1827, ma in seguito vennero pubblicate anche altre edizioni.
E' un libro in prosa, composto da 24 testi, che spesso venivano riportati sotto forma di dialogo.
Canti, 1831.
Fu pubblicato nel 1831. Venne composto da due delle poesie composte da Giacomo Leopardi, ovvero, Piccoli idilli, nel 1818, Grandi idilli, nel 1828.
In questo libro sono riportati alcuni dei suoi maggiori successi, scritti da giovane, dall'infinito, composto a 21 anni, alla ginestra, che fu l'ultima poesia che lui scrisse a Napoli.
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