da RAPAGNETTA a D'ANNUNZIO "IL VIVERE INIMITABILE"
(nome del marito di una zia materna, Antonio, da cui era stato adottato)
Liceo "Cicognini" di Prato, "Primo vere" (1879); diffonde la falsa notizia della propria morte.
Canto novo e Terra vergine (1882)
A Roma, Lettere (solo nel 1919, laurea honoris causa): vita mondana, gaudente, salotti e circoli letterari, giornali e riviste, con pseudonimi vari ("Duca minimo")
1883: scandalosa fuga e matrimonio con Maria Hardouin, duchessa di Gallese, da cui ebbe tre figli per poi separarsi, e via, con amori e avventure!
1891: fugge dai debiti a Napoli (periodo della "splendida miseria"), dove collabora a "Il Mattino", con Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao.
Viaggio in Grecia con Scaroglio (panfilo "Fantasia"), come viaggio di Ulisse.
1895: relazione con Eleonora Duse, e poi con la figlia del primo ministro di Rudinì, Alessandra (1904), e molte altre.
Partecipazione, come deputato della Destra, alla vita politica, poi passa all'estrema Sinistra (1898- "vado verso la vita!", come ostruzionismo contro le leggi repressive del governo Pelloux).
Ma non c'è ideologia politica, nelle sue idee, bensì forte individualismo artistico e sfrenato protagonismo, assieme a una incredibile capacità d'intuire "le svolte" (una sorta di "influencer" di successo di oggi) più significative della vita politica.
1898-1909: si trasferisce in Abruzzo, in Toscana, a Settignano, dove vive nella villa "La Capponcina" (dal nome della famiglia del '600 antica proprietaria, i Capponi), dove vive come "signore del Rinascimento", circondato da donne, cani, cavalli, armi e servi. E riempiendosi di debiti.
Quindi, va in esilio "volontario" (cioè scappa dai debitori) in Francia, ad Arcachon, presso Bordeaux, per 5 anni.
Compone anche testi in francese (Le martyre de Saint Sébastien, rappresentato non senza scandalo da Ida Rubinstein nella parte del santo).
Scrive prose per il "Corriere della Sera", raccolte ne "Le faville del maglio", e la sceneggiatura per il film "Cabiria" (1914).
1915: scoppia la Grande Guerra. Torna in Italia. Mette la sua eloquenza tribunizia al servizio dell'interventismo (discorso a Quarto, il 4 maggio 1915), mentre gruppi di finanziatori industriali gli saldano i debiti.
Si arruola nei Lancieri, partecipa al conflitto e compie numerose azioni di valore, tra cui la "Beffa di Buccari"e il volo dimostrativo su Vienna.
Per un incidente, resta ferito all'occhio e rimase per un periodo in cecità totale, per evitare la perdita completa della vista. In questa occasione, compone il Notturno (1921)
Finita la guerra, nel 1919, interpretando il diffuso malcontento per la "vittoria mutilata", con un gruppo di "legionari" parte da Ronchi e occupa Fiume, reggendola fino9 al "Natale di sangue" del 1920. Qui creò un regime basato su un singolare impasto di leggi abbastanza all'avanguardia.(prevedevano, fra l'altro, il suffragio universale e il divorzio) e atteggiamenti libertini ispirati a un amore libero e trasgressivo.
Il governo italiano, su pressione delle altre potenze europee, fu costretto a rispettare gli accordi di pace. Dopo il Trattato di Rapallo, D'Annunzio si ritira, per non spargere sangue fraterno combattendo contro le truppe inviate dal Governo di Roma (Francesco Nitti).
Quella di Fiume fu la prova generale della Marcia su Roma.
Venne nominato principe di Montenevoso.
Visse fino alla morte, avvenuta nel 1938, a Grdone Riviera, (Brescia), nel Vittoriale degli Italiani, la sua ultima residenza, casa museo dove raccolse numerosi cimeli della sua vita e creando un sontuoso e a tratti anche lugubre sacrario delle proprie memorie. Fu un monumento, anche costoso, al dannunzianesimo, una sorta di dorata prigione durante gli anni della triste e grigia vecchiaia, nella quale il poeta sopravvisse al porprio mito.