Gabriele D'ANNUNZIO
D'annunzio
Pescara, 1863-Gardone Riviera, 1938)
VITA
INFLUSSI
OPERE
POETICA
costume
e socieltà
(modello di comportamento e di gusti)
ardore e vitalismo sensuale
artificio
violenza primitiva, fascino del barbarico
(Abruzzo)
ricerca della sensazione acre
Carducci e Verga
POESIA
PROSA
Novelle della Pescara (1884)
Poema paradisiaco (1891)
Primo vere (1879)
Canto novo (1881)
Carducci
ma già con acceso sensualismo
celebrazione del godimento
disponibile ad ogni sollecitazione proveniente dalla natura
"...L'immensa gioia di vivere / d'esser forte, d'essere giovane / di mordere i frutti terrestri / con saldi e bianchi denti voraci..."
letterature europee
vita mondana
Il piacere (1889)
Huysmans
(Controcorrente 1884)
Andrea Sperelli è l'eroe decadente, un eroe che cerca di restituire all'arte e al poeta il ruolo perduto (assieme a Des Esseintes e a Dorian Gray), un nuovo mito umano che diverrà in seguito superuomo:
raffinato e gelido, cultore del bello, aristocratico "spregiatore del grigio diluvio democratico odierno che tante belle cose e rare sommerge miseramente".
Carica vitalistica e sensuale che ora è divenuto lussuria,
disponibilità alle sollecitazioni sensoriali della natura che ora diviene ricerca dell'artificio
L'innocente (1891-92):
storia di una convalescenza spirituale,
di un ritorno alla natura e alla campagna degli avi, volontà di approdare a un mondo basato sulla rigenerazione e sui buoni sentimenti, ma che fallirà, perché "ha sempre un suono falso e appiccicoso"..."sebbene di una falsità sempre squisitamente atteggiata e sempre autentica nella voluttà che le giace al fondo" (E. DE MICHELIS),
Verlaine
fase della stanchezza,
del ripiegamento, della sazietà della carne che genera malinconici vagheggiamenti di bontà, di ritorno a una vita pura,
di innocenza e di infanzia, di sereni colloqui con la madre nella casa lontana.
Poesia colma di languore voluttuosamente goduto;
celebra ineffabili stati d'animo di convalescenza spirituale,
di estenuazione preziosamente effusi in raffinati paesaggi
"Oh Giovinezza, ahi me, la tua corona / su la mia fronte già quasi è sfiorita.."
"Una statua memore d'assenti / numi, grandeggia tra i cipressi insigni..."
di qui prenderanno le mosse i Crepuscolari
Le vergini delle rocce (1896) (all'eroe decadente viene integrata la componente di violenza, di velleità operative)
con Claudio Cantelmo,
il quale teorizza il dominio che spetta all'aristocrazia sulle plebi
Nietzsche
(lo legge nel 1892)
"Per fortuna lo Stato eretto su le basi del suffragio popolare
e dell'uguaglianza, cementato dalla paura, non è soltanto una costruzione ignobile, ma è anche precaria. Lo Stato non deve essere se non un instituto perfettamente adatto a favorire la graduale elevazione di una classe privilegiata verso un'ideal forma di esistenza. Su l'uguaglianza economica e politica, a cui aspira la democrazia, voi andrete dunque formando una oligarchia nuova, un nuovo reame della forza, e riuscirete in pochi, ,o prima o poi, a riprendere le redini per domar le moltitudini a vostro profitto. Non vi sarà troppo difficile, in vero, ricondurre il gregge all'obbedienza. Le plebi restano sempre schiave avendo un nativo bisogno dio tendere i polsi ai vincoli". ,
tale ideologia antidemocratica trovava un preciso riscontro
nella società italiana, con l'occhio rivolto all'esempio di Bismarck, e che vagheggiavano lo stato forte come difesa di fronte alla crescente pressione delle organizzazioni popolari
forniva inoltre una nobilitazione artistica di quella politica;
alimentando atteggiamenti culturali che si sarebbero poi manifestati più virulento nel primo Novecento.
Questo atteggiamento ("desiderio estetizzante d'avventura ulissea") si innesta su un fondo di estetismo decadente che sfocerà anche nella vita pubblica,
come superuomo-tribuno:
Cf deputato della destra nel 1897;
propaganda interventista e partecipazione allaprima guerra mondiale;
impresa di Fiume
OPERE DRAMMATURGICHE (decennio 1898-1908),
con le quali il superuomo-tribuno diffonde il verbo
come celebrazione della morale superumana in uno sfondo compiaciuto di preziosità archeologiche,
esaltazione della lussuria e del sangue,
ideale di femminilità bramosa e satanica,
violenza e sacrilegio::
*La città morta
La Gioconda
La Gloria
La Nave* (1908), tra le più verbose e magniloquenti opere di D'Annunzio
La figlia di Iorio (1904),
ispirata al modo abruzzese primitivo e arcano, con toni d'ieratica religiosità e lirico stupore.
Le Laudi (1903-4)
- Maia: poema autobiografico che esalta il superomistico ardore di sperimentazioni;
- Elettra: celebra gli eroi (poesia patriottica del poeta-vate);
3.. Alcyone (1903): differente: manca la dimensione superumana o quella propriamente tribunizia, ma è invece l'esaltazione della natura. - Merope: "canzoni delle gesta d'oltremare", celebrazione della conquista della Libia;
- Asterope: esalta circostanze ed eventi della prima guerra mondiale
il Notturno (1916-1921),
inizialmente intitolate Le Faville del maglio, mentre le pubblicava sul "Corriere della Sera": qui sono presenti
il frammento impressionistico,
il senso della fine di tutto,
una prosa di confessione, di ricordi,
d'interiore ripiegamento che malinconicamente approda a un bilancio fallimentare dell'esistenza
Alcyone: vi è piuttosto un equilibrio fra il Canto novo e il Poema paradisiaco: una sorta di tregua (questo il titolo infatti della prima lirica della raccolta) nella tensione superomistica.
Il rapporto con la natura è realizzato "fuori dai sensi", per cui ogni dato sensoriale si alleggerisce e trascolora, e il paesaggio diviene stato d'animo, suggestione.
Una sorta di confessione, di ricordi
Apre la strada alla fase del Notturno
Da NOTARE:
- Varietà grandissima, sebbene forse più apparente che reale, degli atteggiamenti, delle opere e dei moduli artistici: egli si esaurisce tutto nel gioco della squisitezza impressionistica e nella scaltrita letteratura. Coglie ogni sollecitazione sensoriale, ma proprio questo è il suo limite: la sua parola è, o sembra, a volte forse povera d'interiorità, per cui nel lettore permane il sospetto che tutto per il poeta si risolva in perenne sperimentazione sensoriale e letteraria.
- Sprovincializza la letteratura italiana, sebbene del Decadentismo egli pare introdurre in Italia solo gli aspetti più appariscenti, per cui forse per questo l'influsso di Pascoli durerà di più
- Profonda la sua influenza sul costume e sulla società del mito dell'eroe dannunziano,
in tempi in cui non esistevano ancora i mass media e gli influencers,
egli è stato un sagace amministratore e manager di se stesso e del proprio mito, inculcando il mito del "vivere inimitabile", ardimentoso e disponibile
gli si opporranno il Totò Merumeni di Gozzano,
la riscoperta della parola di Ungaretti,
e Borghese, con Rubé, mettendo a nudo le mistificazioni dell'eroe dannunziano
Le trilogie:
- della rosa (Il piacere, Il trionfo della morte (1894), L'Innocente)
- del giglio (Le vergini delle rocce)
- del melograno (Il fuoco- 1900): dominio delle passioni
Dostoevskij
da RAPAGNETTA a D'ANNUNZIO "IL VIVERE INIMITABILE"
(nome del marito di una zia materna, Antonio, da cui era stato adottato)
Liceo "Cicognini" di Prato, "Primo vere" (1879); diffonde la falsa notizia della propria morte.
Canto novo e Terra vergine (1882)
A Roma, Lettere (solo nel 1919, laurea honoris causa): vita mondana, gaudente, salotti e circoli letterari, giornali e riviste, con pseudonimi vari ("Duca minimo")
1883: scandalosa fuga e matrimonio con Maria Hardouin, duchessa di Gallese, da cui ebbe tre figli per poi separarsi, e via, con amori e avventure!
1891: fugge dai debiti a Napoli (periodo della "splendida miseria"), dove collabora a "Il Mattino", con Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao.
Viaggio in Grecia con Scaroglio (panfilo "Fantasia"), come viaggio di Ulisse.
1895: relazione con Eleonora Duse, e poi con la figlia del primo ministro di Rudinì, Alessandra (1904), e molte altre.
Partecipazione, come deputato della Destra, alla vita politica, poi passa all'estrema Sinistra (1898- "vado verso la vita!", come ostruzionismo contro le leggi repressive del governo Pelloux).
Ma non c'è ideologia politica, nelle sue idee, bensì forte individualismo artistico e sfrenato protagonismo, assieme a una incredibile capacità d'intuire "le svolte" (una sorta di "influencer" di successo di oggi) più significative della vita politica.
1898-1909: si trasferisce in Abruzzo, in Toscana, a Settignano, dove vive nella villa "La Capponcina" (dal nome della famiglia del '600 antica proprietaria, i Capponi), dove vive come "signore del Rinascimento", circondato da donne, cani, cavalli, armi e servi. E riempiendosi di debiti.
Quindi, va in esilio "volontario" (cioè scappa dai debitori) in Francia, ad Arcachon, presso Bordeaux, per 5 anni.
Compone anche testi in francese (Le martyre de Saint Sébastien, rappresentato non senza scandalo da Ida Rubinstein nella parte del santo).
Scrive prose per il "Corriere della Sera", raccolte ne "Le faville del maglio", e la sceneggiatura per il film "Cabiria" (1914).
1915: scoppia la Grande Guerra. Torna in Italia. Mette la sua eloquenza tribunizia al servizio dell'interventismo (discorso a Quarto, il 4 maggio 1915), mentre gruppi di finanziatori industriali gli saldano i debiti.
Si arruola nei Lancieri, partecipa al conflitto e compie numerose azioni di valore, tra cui la "Beffa di Buccari"e il volo dimostrativo su Vienna.
Per un incidente, resta ferito all'occhio e rimase per un periodo in cecità totale, per evitare la perdita completa della vista. In questa occasione, compone il Notturno (1921)
Finita la guerra, nel 1919, interpretando il diffuso malcontento per la "vittoria mutilata", con un gruppo di "legionari" parte da Ronchi e occupa Fiume, reggendola fino9 al "Natale di sangue" del 1920. Qui creò un regime basato su un singolare impasto di leggi abbastanza all'avanguardia.(prevedevano, fra l'altro, il suffragio universale e il divorzio) e atteggiamenti libertini ispirati a un amore libero e trasgressivo.
Il governo italiano, su pressione delle altre potenze europee, fu costretto a rispettare gli accordi di pace. Dopo il Trattato di Rapallo, D'Annunzio si ritira, per non spargere sangue fraterno combattendo contro le truppe inviate dal Governo di Roma (Francesco Nitti).
Quella di Fiume fu la prova generale della Marcia su Roma.
Venne nominato principe di Montenevoso.
Visse fino alla morte, avvenuta nel 1938, a Grdone Riviera, (Brescia), nel Vittoriale degli Italiani, la sua ultima residenza, casa museo dove raccolse numerosi cimeli della sua vita e creando un sontuoso e a tratti anche lugubre sacrario delle proprie memorie. Fu un monumento, anche costoso, al dannunzianesimo, una sorta di dorata prigione durante gli anni della triste e grigia vecchiaia, nella quale il poeta sopravvisse al porprio mito.
BINNI: "Poetica dell'orafo, cioè dell'eleganza e della raffinatezza parnassiana, nell'Isotteo e nella Chimera; ora è poetica del convalescente, che, estenuato e deluso dalla vita dei sensi, aspira alla purezza e alla bontà, nel Poema paradisiaco; ora è poetica del superuomo nei romanzi e nelle tragedie; ora è poetica della profezia del poeta-vate, nelle Canzoni delle gesta d'oltremare; ora è poetica naturalistica nell'Alcyone".
Contro il POSITIVISMO
"La scienza è incapace di ripopolare il deserto cielo, di rendere la felicità alle anime in cui ella ha distrutto l'ingenua pace...Non vogliamo più la verità. Dateci il sogno. Riposo non avremo, se non nelle ombre dell'ignoto"
L'arte per l'arte, "Il verbo è tutto"
Contro l'utilitarismo borghese
ma col pubblico ha un rapporto ambiguo
Temperamento sensuale, abbandono gioioso alla vita dei sensi
e dell'istinto. Sensualismo e naturalismo panico, la parte più genuina di D'A,
"I diversi registri comunicativi adottati non implicano modi differenti di conoscere il mondo...restando ognuno di essi un sistema a registro stilistico unico" (MENGALDO)
"dilettante di sensazioni" (B. CROCE)
Sistema onnivoro di scrittura (poesia, novella, romanzo, teatro)