Gli altri stavano seduti e rimasero al loro posto. Solo Tersite parlava ad alta voce, senza misura, perché aveva dentro tante parole, ma le diceva a caso, per insultare i sovrani: cercando di dire qualcosa che fosse divertente per i Greci.
Era l'uomo più spregevole che fosse andato ad assediare Troia.Aveva le gambe storte, era zoppo da un piede, le sue spalle erano curve e rientranti sul petto; il cranio era a pera con pochi capelli. (1) Era molto odiato soprattutto da Achille e da Odisseo, perché parlava sempre di loro ingiuriandoli. Quel giorno si mise ad urlare contro il glorioso Agamennone, pensando che gli Achei, in cuor loro, ce l'avessero con lui e diceva al figlio di Atreo di non lamentarsi perché la sua tenda era piena di bottini di guerra e di donne che gli Achei sceglievano per lui dopo l'assedio ad una città. Tersite rinfaccia ad Agamennone la sua sete di oro, (oro) che gli viene portato come riscatto per un figlio fatto prigioniero e gli chiede se abbia voglia di una giovane donna per fare l'amore con lei.Continua dicendo di non ritenere giusto che, essendo lui il capo, tutti gli Achei debbano trovarsi nei guai e invita i compagni a tornare a casa con le navi e a lasciarlo da solo a godersi i suoi bottini, cosicchè, una volta solo, potrà rendersi conto di quanto utili fossero i suoi compagni. Lo rimprovera di aver offeso anche Achille, uomo migliore di lui, e di avergli strappato il suo premio; continua ricordandogli che è un uomo fortunato perché Achille non gli porta rancore, diversamente non avrebbe più avuto modo di offendere qualcuno.
Dopo le ingiurie di Tersite verso Agamennone, capo supremo degli eserciti, gli si avvicina il glorioso Odisseo guardandolo minaccioso, e lo investe con dure parole dicendogli che le sue frasi sono sconclusionate e, anche se è un bravo oratore, deve smetterla e non osare più offendere i re. Odisseo prosegue dicendo che non c'è uomo più vile di lui, tra quelli andati ad assediare Troia. Gli intima di non osare nemmeno nominare i Re, di non buttar fuori ingiurie e di non desiderare il ritorno: non sanno ancora bene come andranno le cose e se riusciranno a tornare a casa. Odisseo chiede poi come si può permettere di offendere Agamennone, solamente perché gli eroi greci gli fanno dei regali. Infine lo minaccia dicendo che se dovesse accorgersi ancora di un suo comportamento dissennato, lo acciufferà, lo spoglierà delle vesti, del mantello e della tunica che gli ricopre le parti intime e lo rimanderà piangente alle navi.
Dopo aver detto questo, gli percuote con lo scettro le spalle ed il petto, e Tersite si contorce per il male; gli cade una grossa lacrima e un livido affiora a causa dei colpi; poi si siede spaventato e dolorante asciugandosi le lacrime.Gli altri si mettono a ridere di cuore per questa cosa, nonostante siano dispiaciuti, e si dicono l'un l'altro che Odisseo ha fatto mille cose belle, dando buoni consigli e primeggiando in guerra; ma questa è stata in assoluto la migliore, cioè aver zittito quel villano arrogante.Sono sicuri che Tersite non oserà mai più offendere i re.