Nel 1874 esce Nedda, novella in cui viene descritta per la prima volta la Sicilia contadina, povera e arretrata. Protagonista è Nedda Di Gaudio, raccoglitrice di olive che vaga di fattoria in fattoria per cercare lavoro e mantenere la madre ammalata. Nedda ama Janu, un contadino che lavora con lei, malato di febbre malarica; per la debolezza un giorno cade dalla scala per salire sugli alberi e muore. Nedda è incinta, quindi rimane sola con una bambina e deve affrontare i pregiudizi dei suoi paesani che non le danno lavoro e non perdonano il suo peccato. Alla fine la piccola muore di stenti e Nedda rimane sola e in miseria.
Secondo il parere della maggior parte della critica, Nedda è l'opera che segna il passaggio, nella poetica di Verga, al Verismo, con la rappresentazione oggettiva e reale di una società in degrado. Tuttavia il tono non è ancora basato sull’impersonalità e l’eclissi dell’autore, anzi nel romanzo sono presenti toni melodrammatici e c’è il punto di vista dell’autore.