Francia-Algeria 2001 - Ma c'è uno che deve giocare per forza questa amichevole, nonostante la sciatalgia e i lamenti del Real Madrid: il musulmano non praticante Zinedine Zidane, che sulle strade di Marsiglia chiamavano Yazid. Lo spot della riconciliazione, il figlio di immigrati della Cabilia, la faccia della Francia multirazziale, il campione del mondo e d'Europa. "Sentirò una fitta al cuore" dice. E l'allenatore Lemerre aggiunge: "Senza di lui, sarebbe inconcepibile questa partita". Ma lo è stata per lungo tempo: da quando una nazionale del Fronte di Liberazione andava in giro per il mondo a rivendicare l'indipendenza, giocò 91 partite in quattro anni e fu ricevuta perfino da Ho Chi Minh. E ancora dopo, quando i calciatori algerini arricchirono le squadre francesi.
Inconcepibile solo sei anni fa, quando i fondamentalisti hanno scoperto che il calcio è un fenomeno pericoloso. Hanno ucciso il presidente della federazione, quello di una squadra di serie A, dirigenti di altri sport. Stasera, finalmente, accadrà. "Ed è bizzarro - si lamenta Zidane - che tutto succeda nell'anno 2001, nonostante i milioni di algerini che vivono in Francia, così tanti da farci sentire sempre tutti dalla stessa parte. Sarà bellissimo". Il solito pudore per dirlo: del resto, non si spiegherebbero in altro modo gli ottantamila spettatori (con una richiesta tre volte maggiore) per una partita che vede di fronte la prima e la numero 73 del mondo.