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Il pensiero di Weber si colloca tra le teorie dell’individualismo metodologico che considerano la società il risultato dell’agire congiunto degli individui.
Weber ha compiuto i suoi studi universitari a Heidelberg, Strasburgo e Berlino; conseguì il dottorato in giurisprudenza a Göttingen. Ebbe la cattedra di economia a Friburgo e successivamente a Heidelberg.
Fu direttore nel 1903 della rivista di scienze sociali: “Archiv für Sozialwissenschaft”. 1919, un anno prima di morire ottenne la cattedra all’università di Monaco.
Weber rinunciando all’idea che la società sia rappresentabile come un “tutto” organico o come un “fatto”, guarda soprattutto all’azione dell’individuo, al senso soggettivo dell’azione, come al proprio “atomo”.
Il sociologo tedesco critica alle teorie che considerano la società come un sistema autonomo rispetto all’azione degli individui. I concetti di organismo e funzione rischiano di sfociare in “un falso realismo, assai pregiudizievole”.
La specificità della sociologia sta nel fatto che essa «oltre alla semplice determinazione delle connessioni funzionali e di leggi» è volta alla comprensione dell’atteggiamento degli individui.
La sociologia come «una scienza la quale si propone di intendere in virtù di un procedimento interpretativo l’agire sociale, e quindi di spiegarlo causalmente nel suo corso e nei suoi effetti.
Con il termine "agire" Weber intende «qualunque atteggiamento, attivo o passivo, interno o esterno, che sia però specificamente congiunto ad un senso soggettivo.
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