Giovanni di Lussemburgo, vassallo del re d'Inghilterra, avendo catturato Giovanna d'Arco per mano di un suo capitano, il Bastardo di Wamdonne, aveva la potestà di metterla a riscatto. Così fece, fissando la cifra in 10.000 lire tornesi. Nel XV secolo, in Francia, la lira tornese era la moneta corrente, utilizzata anche per la stesura ufficiale dei conti delle città e del regno. Gli inglesi affidarono quindi l'ingente somma a Pietro Cauchon, vescovo di Beauvais, e quest'ultimo si recò presso Giovanni di Lussemburgo richiedendo la consegna della Pulzella[175], che fu tradotta a Crotoy come prigioniera di guerra e ivi affidata alla custodia dei militari inglesi[176]. Altra moneta diffusa all'epoca era lo scudo d'oro, del valore di una lira tornese e mezzo. Il riscatto pagato per la liberazione del duca d'Alençon fu versato appunto in questa valuta[177]. In generale, gli inglesi volevano essere pagati in scudi; francesi, borgognoni e, in questo caso, Giovanni di Lussemburgo, richiedevano la somma in lire tornesi. La messa a riscatto dei prigionieri di guerra era un modo consueto di approvvigionare le casse del regno. Ad esempio, il Bastardo d'Orléans impiegò oltre un quarto di secolo per riscattare i suoi fratellastri, il duca Carlo d'Orléans e Giovanni di Valois-Angoulême, in mano agli inglesi[178]. Infine è appena il caso di ricordare che, all'epoca, il "riscatto" (in francese, rançon) era la somma grazie alla quale un prigioniero poteva essere rimesso in libertà. Giovanna d'Arco, invece, cambiò semplicemente carceriere.