I lebbrosari rivelano nuovamente la loro utilità nell’accogliere una vasta umanità di individui respinti dalla città, diventando ospedali e nello stesso tempo carceri. Il posto occupato dalla lebbra è rimasto vuoto per più di due secoli, finché a fine Rinascimento l’eredità della lebbra sarà raccolta dalla follia.
La follia, non più ricondotta all’intervento di forze demoniache, viene vista come un errore ed il folle è una persona che si inganna di propria volontà e che persevera nell’errore. Il folle non è vittima di un’illusione, di un’allucinazione dei sensi. “Egli non è ingannato; si inganna.” (la responsabilità personale nella follia costituisce uno degli aspetti su cui indagherà Freud, che attribuirà l’origine della follia alle dinamiche dell’inconscio)