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4.La II Guerra Mondiale (Il governo Badoglio accettò la firma dell'…
4.La II Guerra Mondiale
IL FRONTE ITALIANO
Nel 1943 l' Italia fu bombardata dagli Alleati, vi furono diffusi scioperi operai (prima vera protesta di massa del periodo fascista), sfollamenti, razionamento di beni di prima necessità: il fronte interno mostrava i primi segni di cedimento.
L'annuncio della caduta del duce fu accolto con esultanza dalla popolazione, che sperava nella fine dell'impegno bellico. Badoglio annunciò la continuazione della guerra a favore dell'alleato nazista e in contemporanea intraprese negoziati segreti con gli anglo americani.
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Il governo Badoglio accettò la firma dell'armistizio sottoscritto il 3 settembre 1943 . L'annuncio fu dato l' 8 settembre. L'Italia fu gettata nel caos più completo.
Nella notte fra l'8 e il 9 settembre il re, la sua corte e Badoglio abbandonarono Roma e si rifugiarono a Brindisi, già in mano agli anglo-americani. Il re abbandonò Roma per rifugiarsi a Brindisi, imbarcandosi da Pescara. Questo gesto repentino fece percepire un vuoto di potere nella catena di comando politica e militare. L'esercito si dissolveva per gli ordini contraddittori e le forze militari italiane non riuscirono a contrapporsi ai tedeschi. I tedeschi portarono a termine l'Operazione Achse: caddero nelle loro mani Roma e le maggiori città del paese, le vie di comunicazione e 600.000 soldati italiani furono spediti nei campi di concentramento.
Il centro-nord della penisola cadde nelle mani dei nazisti, che liberarono Mussolini dalla prigionia del Gran Sasso (da parte di un commando di aviatori e paracadutisti tedeschi, 12 settembre 1943) e lo posero a capo di un nuovo regime di stampo fascista: la Repubblica sociale italiana RSI, con capitale a Salò sul Lago di Garda.
Il meridione era nelle mani degli alleati sotto la giurisdizione del Regno del Sud di Vittorio Emanuele III.
Si ebbero conseguenze anche nella campagna d'Italia: attestatasi sulla linea difensiva (linea Gustav che andava da Gaeta alla foce del Sangro)**, aveva un punto nodale a Cassino. I tedeschi bloccarono l'offensiva alleata fino alla primavera del '44. L'Italia era diventata campo di battaglia per eserciti stranieri e, per la prima volta dopo le battaglie napoleoniche, l'Italia dovette affrontare momenti durissimi (La ciociara, Moravia 1957).
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Gli alleati entrarono a Napoli il 1 ottobre, grazie a una insurrezione popolare molto coraggiosa. il 13 ottobre Badoglio dichiarò guerra alla Germania e l'Italia venne definita cobelligerante, ossia non pienamente alleata, ma non più nemica.
La Resistenza italiana
La Resistenza italiana ebbe il suo preludio militare nella difesa di Roma da parte di alcuni reparti dell'esercito, di studenti e della popolazione civile e nelle "Quattro giornate di Napoli" (27-30 settembre). Roma fu dichiarata città aperta da Badoglio il 14 agosto del 1943 per salvaguardarne l'inestimabile patrimonio artistico. L'espressione "città aperta" significa che la città non viene dotata di mezzi difensivi o offensivi e che per tali ragioni dovrebbe essere risparmiata dai bombardamenti o da azioni belliche. Mentre l’Italia smilitarizza effettivamente la città, la Germania ignora qualsiasi impegno al riguardo. I governi alleati perciò ignorano la dichiarazione unilaterale e si riservano “piena libertà di azione nei riguardi di Roma” che infatti, prima della sua liberazione, avvenuta il 4 giugno 1944, viene bombardata altre 51 volte.
Il 9 settembre del 1943 nacque a Roma il Comitato di liberazione nazionale (Cln) costituito da partiti antifascisti, alle cui dipendenze si posero formazioni partigiane. Al governo regio del Sud fece riscontro il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (Clnai) espressione della Resistenza.
I partigiani operavano lontano dai centri abitati, i GAP ( gruppi di azione patriottica) erano presenti nella città e compivano continui attentati contro militari tedeschi. All'attentato in via Rasella contro un reparto tedesco (23 marzo 1944) risposero con una spietata rappresaglia: per ogni tedesco assassinato 10 civili sarebbero stati assassinati. Nelle Fosse Ardeatine 335 detenuti, ebrei, antifascisti e militari badogliani furono fucilati.
Le prime formazioni armate si raccolsero sui monti dell'Italia centro-settentrionale e nacquero dall'incontro fra piccoli nuclei antifascisti e militari sbandati che non avevano voluto consegnarsi ai tedeschi.
A metà aprile gli Alleati sfondarono la linea gotica, entrarono a Bologna, Genova e Milano insorsero e si liberarono il 25 aprile. Tra il 26 e il 29 fu liberata Torino. Il processo resistenziale italiano e la sua azione militare si conclusero il 25 aprile 1945 con la pubblicazione del proclama Clnai che assumeva tutti i poteri civili e militari nelle zone ancora occupate dalle forze nazi-fasciste.
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La Repubblica fascista di Salò (Rsi) raccolse il consenso dei fascisti più anziani e di molti giovani. Ebbe un carattere repubblicano e socialisteggiante. Il fanatismo antiebraico fu sancito dalla Carta costituente e applicato alla lettera (1000 ebrei di Roma, la più antica comunità israelitica d'Europa, furono spediti ad Auschwitz). I nazisti si comportarono come un esercito di occupazione.
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I campi sul territorio nazionale erano quelli di Fossoli presso Carpi, Modena e il campo di Trieste noto come risiera di San Sabba (qui vennero uccise dalle3 alle 4000 persone).
I tedeschi, infatti, avevano già approntato un piano denominato Operazione Achse: nella penisola convogliarono le migliori divisioni , sia per fronteggiare gli anglo-americani che per schiacciare le forze italiane qualora fosse stato necessario.
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Due episodi di resistenza alle truppe tedesche si distinsero in questo senso: a Porta San Paolo a Roma e la divisione Acqui nell'isola greca di Cefalonia, sterminata interamente dai tedeschi.
Dopo una prima fase di aggregazione spontanea le bande partigiane si organizzarono in base all'orientamento politico: Brigata Maiella (abruzzesi, apolitiche, guidate prima dagli inglesi e poi dai polacchi) Brigate Garibaldi (comuniste), Brigate di Giustizia e Libertà (azioniste) Brigate Matteotti, legate ai socialisti (Sandro Pertini ne fu membro), Fiamme Verdi di ispirazione cattolica. Non mancarono bande autonome composte da militari di orientamento monarchico.