Gli intellettuali del Positivismo avevano largamente predicato di utilizzare la scienza per cogliere le leggi della natura e della società nello stadio positivo, e una volta conosciutele avrebbero agito su di esse per modificare gli squilibri sociali e biologici. Ma di fronte alla fabbrica che aumentava sempre più lo sfruttamento, l’alienazione, e allargava le disuguaglianze sociali, di fronte alla selvaggia urbanizzazione che aumentava la criminalità, la prostituzione, la nevrosi, di fronte a nuove ricerche che mettevano in dubbio tutti i presupposti su cui si era retta la scienza fino ad allora, di fronte a tutto ciò il mito della scienza, che era stato il tratto più caratteristico dell’Ottocento positivista, a fine secolo si incrinava irreversibilmente