Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna da una famiglia della piccola borghesia benestante. 4 di 10 figli frequenta il collegio degli Scolopi a Urbino insieme a due suoi fratelli Giacomo e Luigi. Nel 1867 muore tragicamente il padre per motivi d'interesse. A questa tragedia se ne susseguono altre, la morte della madre, della sorella maggiore, dei fratelli Giacomo e Giovanni. La situazione economica entra in crisi ma grazie a un maestro riescce a terminare gli studi presso Firenze. Ottiene una borsa di studio, acccede alla Facoltà di Lettere di Bologna e Carducci è suo insegnante. Si affaccia al socialismo viene arrestato durante una manifestazione nel 1879, questo fatto lo fa distaccare da ogni militanza politica attiva. Si laurea, insegna a Massa poi Carrara. Affitta un podere a CastelVecchio del Barda in Toscana e qui vive con le sorelle Ida e Maria a cui è morbosamente legato. Cerca di ricostruire il nido famigliare, si sposta a Messina per insegnare e collabora con numerosi giornali e sul giornale il Marzocco esce il saggio sulla sua poesia "Il fanciullino", Ida si sposa e Pascoli rimane deluso. Adora Maria, riesce a ottenere la cattedra a Pisa più vicina al suo rifugio toscano. Qui vive con la sorella Maria e con molta fatica riesce a comprare il podere a Castelvecchio. Intanto la produzione letteraria è numerosa. diventa amico-nemico di d'Annunzio. Ottiene la cattedra di lettere di Bologna dove insegnò Carducci e qui sente la responsabilità del suo ruolo. Scrive antologie scolastiche e all'ingigantirsi delle rivalità nazionali si avvicina al nazionalismo, difendendo la proprietà privata (il suo nido) e scrivendo il famoso saggio sulla guerra coloniale libica "La grande proletaria si è mossa", muore di cancro a Bologna nel 1912.