Si è detto che nel secolo XIV era cresciuta, in Francia e in Italia, l'importanza delle composizioni polifoniche profane. Lo sviluppo di cappelle musicali nelle cattedrali di molte città dell'Europa occidentale durante il secolo XV portò alla crescita, di numero e di importanza, delle composizioni sacre, particolarmente le messe e i mottetti, mentre nelle chansons confluirono tutti, o quasi, i generi profani. Lo sviluppo della scrittura contrappuntistica, che si avviava a raggiungere un bilanciato equilibrio tra le voci, portò alla disposizione a quattro parti delle composizioni, che coesistette con quella a tre. Nacque così il tipo di composizione a 4 parti vocali (cantus, o discantus o superius, da cui poi soprano; contratenor altus poi semplicemente altus, da cui contralto; tenor, tenore; contratenor bassus poi semplicemente bassus, da cui basso) che diventò lo schema di scrittura polifonica valido per secoli
La messa si affermò definitivamente come la forma più ampia e articolata di composizione polifonica per merito di Dufay e dei maestri delle generazioni successive alla sua
Il problema di fronte al quale si trovavano allora i compositori era quello di dare unità e coerenza formale alle cinque parti dell'Ordinario di una messa polifonica; lo risolsero impiegando uno stesso cantus firmus per tutte le parti della stessa messa. Esso fungeva quindi da tenor (inizialmente a valori larghi) per i cinque brani della messa e le dava il titolo
Spesso il cantus firmus era di origine liturgica, ed era scelto da una melodia gregoriana del Graduale: Missa "Caput", Missa "Ecce ancilla Domini", Missa "Ave regina coelorum" (tutte di Dufay); altre volte esso era la melodia di una canzone profana, per esempio Missa "Se la face ay pale" (se ho il volto pallido; anch'essa di Dufay) o il tema famoso de L'homme armé che fu assunto come cantus firmus da molti importanti compositori del XV e del XVI secolo per le messe che portano questo titolo. C'erano però anche messe con tenor di libera invenzione, che traevano il titolo dalla tonalità; o congegnato altrimenti, come fece per alcune messe Josquin des Prèz