Il distacco dal passato fu più rapido ed evidente nei campi dell'espressione letteraria e artistica. Se l'ispirazione religiosa aveva animato una parte notevole delle letterature in latino e nei volgari del Duecento, nelle opere del Trecento prevalse l'ispirazione profana. Alla Divina commedia, che aveva riassunto gli ideali della trascendenza medioevale, pochi decenni dopo si contrapposero, specchi dell'immanenza trecentesca, le novelle del Decamerone di Boccaccio e i Racconti di Canterbury di Chaucer. Nell'architettura, accanto alle cattedrali innalzate alla gloria di Dio, della Vergine e dei Santi, si costruirono palazzi per il conforto e la difesa dei potenti. Nella pittura, al formalismo di origine bizantina dei crocifissi di Cimabue subentrarono le storie raccontate con vivace naturalismo dal pennello di Giotto e dei suoi successori
La stessa cosa avvenne per la musica: la produzione musicale sacra fu nel Trecento inferiore e meno importante delle creazioni profane. Influì su questo capovolgimento la crisi politica e religiosa che provocò il trasferimento della Curia papale da Roma nella città francese di Avignone, Ma notevole peso ebbero anche le critiche che si erano levate all'interno della Chiesa nei confronti della pratica contrappuntistica applicata ai brani del repertorio liturgico. Queste critiche avevano una duplice motivazione: il timore che la seduzione dell'artificio contrappuntistico a più voci distraesse i fedeli dall'attenzione al rito e alla preghiera, e la costatazione che, nell'intreccio delle voci, si perdeva l'intelligenza delle parole sacre e delle melodie gregoriane. Questa seconda critica risuonerà altre volte nei secoli, nei documenti papali e nelle disposizioni conciliari sulla musica sacra