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Cap 7: Guido d'Arezzo e la teoria della musica (Guido d'Arezzo…

- - - - La musica trovò posto nell'insegnamento delle sette Arti liberali del Trivio (grammatica, retorica e logica) e del Quadrivio (matematica, geometria, astronomia e musica) e poi nelle prime università
        
        Nelle opere dei teorici venivano svolti soprattutto argomenti che noi definiremmo filosofici (la natura e l'origine della musica), psicologici (i suoi effetti) e matematico-acustici (le proporzioni, gli intervalli, le consonanze e le dissonanze); mancavano invece i riferimenti alla pratica e alla musica del tempo
        
        Lo spazio naturale nel quale si sviluppa la formazione pratica, cioè l'insegnamento ai cantori, era costituito dai trattati e dalle scholae delle cattedrali e dei monasteri. Solo a partire dal secolo XI, con Guido d'Arezzo, si sviluppò la trattatistica e venne dedicata attenzione quasi esclusivamente agli argomenti della pratica musicale
- - - - La musica humana, che congiunge armoniosamente le parti dell'anima e del corpo
      - La musica instrumentalis, prodotta dagli strumenti
      - La musica mundana, dei pianeti, delle spere celesti
    - - I principali trattatisti che, tra i secoli VI e XI, si occuparono dei problemi concernenti la teoria della musica furono:
        
        Isidoro, vescovo di Siviglia (570 ca.-636) le cui Etimologiae contengono un riassunto di teoria musicale
        
        Flacco Alcuino (735-804), irlandese, consigliere di Carlo Magno, il rpimo che elencò gli 8 modi
        
        Cassiodoro (485 ca.-580 ca.) che ne trattò nelle Institutiones
        
        Aureliano di Réomé (sec. IX), autore di Musica disciplina
        
        Guido d'Arezzo, benedettino, il più importante trattatista e didatta dell'alto Medioevo
- - - - Questo procedimento fu chiamato solmisazione (il nome solmisazione viene da sol e mi, sillabe sulle quali si effettua la mutazione del passaggio dall'esacordo naturale all'esacordo molle); esso rimase in vigore fino al XVI secolo ed anche oltre
- - - - UT queant laxis, REsonare fibris, MIra gestorum, FAmuli tuorum, SOLve polluti, LAbii reatum, Sancte Johannes
        
        Staccate dal contesto, le sillabe e le note iniziali dei suddetti versetti formano una successione dei sei suoni, l'esacordo, in cui l'unico semitono p indicato con le sillabe mi-fa. L'esacordo si dimostrò di grande utilità ed importanza nell'insegnamento ai chierici perché aveva la funzione di modello fisso della successione dei toni e dei semitoni
        
        Il "si" nacque dall'avvicinamento delle due lettere iniziali di Sancte Johannes, il verso adonio che conclude la prima strofa dell'Inno di San Giovanni. L'adozione del si fu proposta da Ludovico Zacconi nella Pratica di musica (1522)
        
        La sostituzione di "ut" con "do" - più facile da pronunciare, soprattutto nel solfeggio - fu proposta da Giovanni Battista Doni nella prima del sec. XVII. "Do" è la sillaba iniziale del suo cognome