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KARL MARX Marx (La questione sociale tedesca viene analizzata…
KARL MARX
La questione sociale tedesca viene analizzata ulteriormente nei trattati economico-politicofilosofici di Karl Marx e Friederich Engels, i quali la studiarono nell'ottica filosofica hegeliana. La loro concezione è di tipo materialistica, ed entrambi ritenevano che non c'è altra via per liberare l'uomo dalla sua situazione se non l'instaurazione del comunismo.
Il punto di partenza di Marx e Engels nell'opera “L'ideologia tedesca” ampliata poi nel celeberrimo “Manifesto del Partito comunista” furono le tesi della scuola filosofica derivata
da Hegel della cosiddetta Sinistra hegeliana e in particolare dal suo esponente Feuerbach. Marx criticò in particolare la “Filosofia del diritto di Hegel”.
L’attività che il singolo svolge nella società civile non determina più uno status sociale. La distinzione hegeliana tra società civile e stato si fonda sulla separazione tra il primo e il secondo che implica per Marx la contraddizione tra la società civile e lo stato in quanto le attuali classi sociali sono espressione della separazione come legge generale della società
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Per quanto riguarda gli Ebrei, Marx (di famiglia ebraica) ritiene che il problema della loro emancipazione cioè del riconoscere loro pieni diritti, semplicemente non è solo un loro problema, ma di tutta l'umanità a partire dalla Rivoluzione francese in poi.
Nella “Critica della filosofia del diritto” accetta le tesi di Feuerbach riguardo alla religione vista come alienazione dell'uomo, e afferma la necessità di liberarsene per poter raggiungere una piena umanità. La religione è l'oppio del popolo.
La filosofia per lui è una forza materiale che deve rivoluzionare e smuovere le masse. La rivoluzione può essere fatta solo da una forza che si renda interprete delle esigenze di libertà di tutta la società. E questa classe per Marx era il proletariato
La condizione perché una classe possa promuovere una lotta di emancipazione è che essa si renda interprete delle esigenze di libertà dell’intera società. Perché una classe possa svolgere questo ruolo e coinvolgere nella sua azione politica tutte le altre
sfere della società occorre che tutti i difetti della società vengano concentrati in un’altra classe.
Il proletariato, la classe costituitasi in seguito al processo di industrializzazione e al disgregarsi del ceto medio accoglie su di sé tutte le oppressioni, le ingiustizie e le miserie della società. Il proletariato vive la negazione dell’umanità dell’uomo ed esprime perciò l’esigenza di un recupero dell’uomo
Solo il proletariato è in grado di realizzare la rivoluzione completa che realizza l’emancipazione della società e sostituendosi al Cristo storico, attua sulla terra il riscatto e la salvezza dell’uomo e quindi del genere umano.
Le stesse conclusioni erano raggiunte da Engels. Egli parte spiegando che la formazione di una nuova organizzazione capitalistico industriale portava come conseguenza la nascita di una nuova classe: il proletariato. Essa era una nuova forza sociale formata da operai che avrebbero dovuto risolvere le contraddizioni insite in questo modello.
La sua analisi della Costituzione inglese lo porta a vedere che nonostante l'Inghilterra sembri l'unico paese non attaccato dalle profonde trasformazioni politiche, in realtà si era profondamente trasformato socialmente, tanto profondamente quanto silenziosamente. Prima della rivoluzione industriale l'economia era un ramo dell'attività dello Stato.
Dopo, però, lo Stato è diventato un mero rivestimento della reale entità sociale.! Engels critica Costituzione e istituzioni inglesi e dimostra come la libertà sia solo apparente. Le 3 parti di società che detengono il potere sono aristocrazia terriera, aristocrazia del
denaro e democrazia lavoratrice..
La democrazia è la novità nel sistema, ma essa si presenta solo come lotta interna tra possidenti e non possidenti.!
L'avvento del socialismo anche per lui dipende dalla presa di coscienza dei proletari, e bisogna analizzare su quali basi materiali i proletari attaccano la borghesia in vista di quelle
riforme che porteranno infine al comunismo.
Contraddizioni del sistema capitalistico, crisi commerciali per sovrapproduzione, concentrazione del capitale in poche mani e la proletarizzazione di media e piccola borghesia rendono inevitabile una soluzione rivoluzionaria di tipo comunista.!
Il salario, il profitto del capitale, la rendita fondiaria sono considerate con riferimento alle condizioni nelle quali si trovano i lavoratori. Le leggi economiche non sono categorie assolute ma relative alla forma di produzione capitalistica fondata sulla proprietà privata: esse sanciscono il dominio del capitale sul lavoro.
L’effetto della libera concorrenza che finalizza la produzione alla ricerca del profitto determina crisi di sovrapproduzione con conseguente chiusura di industrie, licenziamenti, disoccupazione e caduta dei salari a livelli di mera sussistenza.
La misura del salario è data dalla quantità di beni necessari per far vivere il lavoratore e per mantenere i suoi figli, cioè per consentirgli di riprodursi come forza di lavoro.
La ricchezza e la stessa organizzazione economica sono il risultato dell’alienazione del lavoratore cioè del trasferimento della sua energia, della sua attività nei beni e nelle merci prodotte. La produzione è
caratterizzata da un processo di oggettivazione dell’energia del lavoratore.
L’uomo si aliena nelle cose che egli stesso produce cioè conferisce ad esse una esistenza esterna che nell’ambito dell’economia e della società acquista una propria indipendenza che si contrappone all’uomo che le ha poste in essere.
Questo processo appare in tutta chiarezza nell’economia fondata sulla proprietà privata che è caratterizzata dal lavoro alienato. Il lavoro non è più espressione della libera energia creatrice dell’uomo in cui si attua la sua personalità ma è imposizione, costrizione, fatica, mortificazione del corpo e dell’anima.
Il capitalismo oltre ad impoverire le masse di lavoratori nega anche la personalità umana. Questa situazione si potrà risolvere solo con l'instaurazione del comunismo. Marx
divide 3 forme di comunismo:
2)comunismo politico o democratico e dispotico: quello che pur abolendo la proprietà privata non riesce a risolvere l'alienazione,
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Il comunismo è per Marx la reale conseguenza del processo storico che si attua nella politica, è la reale conseguenza e punto d'arrivo della società capitalistica.!
Nel 1848 l'“Ideologia tedesca” di Marx ed Engels espongono la loro prima visione comunista. Viene nuovamente ribadita la necessità di essere materialisti e l'idea dell'evoluzione umana nella storia con il lavoro. La differenza tra uomo e animale è che l'uomo produce i mezzi per migliorare il suo lavoro e la sua vita.
Poi produce anche religione, morale, diritto, istituzioni, cultura, tutte cose che sembrano frutto delle sue riflessioni e scoperte, ma in realtà sono solo il riflesso del mondo in cui vive. Tutte queste cose creano l'ideologia.
L'ideologia è una conoscenza astratta e falsa passata per vera e giustifica chi la fa a fare le cose che fa. Nella società capitalistica è la cosa che giustifica l'alienazione e il dominio del capitalismo.
Marx ed Engels vogliono raddrizzare quest'ottica,
quest'ideologia, e vogliono far vedere come la vera scienza basata sulla storia vede l'evoluzione dell'uomo portare in modo naturale al comunismo. Non si tratta più di interpretare il mondo, ma di trasformarlo.!
La libera concorrenza determina crisi di sovrapproduzione, caduta dei salari, concentrazione di capitali, monopoli, distruzione di ricchezza e miseria delle categorie lavoratrici. Si verifica una separazione contrapposizione tra capitale e lavoro.
Questo contrasto crea 2 conseguenze: la prima si riferisce al fatto della separazione della forze produttive dagli individui che le fanno sussistere con la loro attività, la loro trasformazione in potere estraneo, oggettivo, che si contrappone agli stessi individui; la formazione del proletariato che comprende la grande maggioranza degli individui che è indotto a modificare i rapporti di produzione e quindi anche quelli sociali e politici.
Il comunismo si afferma come appropriazione da parte del proletariato di quelle stesse forze produttrici rendendo così l’individuo parte delle stesse, in grado di poter partecipare alla produzione e al controllo delle stesse forze produttrici
lo stato viene abolito cioè sostituito dalla libera organizzazione sociale, dall’associazione dei liberi lavoratori alla quale compete di ordinare razionalmente l’intera produzione.
Questa non si fonderà più sulla vecchia divisione del lavoro ma su un organizzazione del lavoro in cui sia consentita la possibilità di variare le attività lavorative per promuovere e arricchire le attitudini e le capacità di ciascuno affinchè il lavoro
consenta un’espressione completa della personalità di ciascuno e ne consegua una vera giustificazione.
Marx studiò le leggi economiche e la vita del sistema capitalistico per capirne il fine ultimo che porterà poi al comunismo. Tutto ciò si trova nella sua ultima opera semi-postuma “Il Capitale” pubblicata in 3 volumi il primo vivente Marx (1866) e gli altri da morto (1885 e 1894).
Il capitale è il complesso dei beni destinati alla produzione, ovvero l'organizzazione delle energie lavoratrici e gli strumenti di lavoro. Inoltre capitale significa fabbrica, industria, operai, capitalista. Il capitale esiste perché il capitalista ha i mezzi finanziari per organizzare la fabbrica.
Il capitale propriamente detto produce per riprodursi, e per
riottenere i beni consumati nel ciclo produttivo e ringiovanirsi. E si espande senza alcun limite. Nel capitalismo il lavoro è venduto dall'operaio al capitalista. Ma il salario che riceve è uguale al tempo di lavoro necessario al lavoratore per ottenere i beni che gli servono, nonostante abbia lavorato per tempo molto più lungo (e più faticosamente).
Ciò crea un plus-lavoro (o plus-valore) di cui il capitalista si appropria. Questo plus-lavoro si accumula e crea il capitale, e i capitalisti e il capitalismo. Ergo: il capitale si basa su lavoro non
pagato. Tutto ciò spinge alla logica del profitto e della libera concorrenza.!
La produzione aumenta esponenzialmente, ma ciò non porta ad aumentare i salari perché i soldi ottenuti sono usati per modernizzare le macchine per diminuire i costi. Inoltre l'“esercito di riserva”, ovvero i lavoratori disoccupati che cercano impiego, non hanno i soldi per comprare i beni prodotti e ciò porta alla sovrapproduzione
Quindi diminuiscono i salari, aumentano i disoccupati. E le crisi di sovrapproduzione caratterizzano la fine di un ciclo economico. Per superare il ciclo economico il capitalismo deve aggiornare fabbriche e tecniche di produzione, diminuire i salari, concentrare la produzione in imprese che formeranno monopoli o trust internazionali.
Così l’aumento della produzione non è consumato determinando una crisi di sovrapproduzione con conseguente riduzione dei profitti, riduzione dei salari, aumento della disoccupazione.
Per superare la crisi e iniziare un nuovo sistema economico il capitalismo deve perfezionare le tecniche di produzione, aumentare il capitale costante costituito dagli impianti e diminuire il capitale variabile destinato ai salari, concentrare la produzione in grandi imprese mediante la costituzione di società anonime e la formazione di monopoli e trust internazionali, conquistare nuovi mercati.
Ogni ciclo economico dura, secondo l'analisi di Marx, circa 10 anni, e ogni volta aumenta le sue contraddizioni interne, fino ad arrivare alla sua stessa implosione, che porterà la classe lavoratrice al potere col comunismo.!
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