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COSTANT
benjamin-constant (Con la fine di Napoleone e il ritorno delle…
COSTANT
Con la fine di Napoleone e il ritorno delle vecchie monarchie e di Luigi XVIII in Francia,
venne concessa una Costituzione alla Francia. Il monarca era capo dell'esecutivo e
nominava il governo.
Il legislativo era nelle 2 Camere: dei Deputati eletta su base censitaria e dei Pari, di nomina regia.
Assunsero presto importanza alcuni partiti: gli ultrarealisti degli ex-aristocratici che rivolevano i loro privilegi, gli indipendenti, che cercavano di dare un senso liberale alla Costituzione, tra i quali Constant, i dottrinari che vedevano la Carta come espressione della monarchia
Il potere giudiziario ai giudici. Con Filippo d’Orleans, dopo i cento giorni ecc.. la costituzione fu riformata in senso liberale: la camera ebbe diritto di iniziativa legislativa, si abolì l’ereditarietà della camera dei pari, si riformò la legge elettorale con la riduzione del censo e il corpo elettorale fu allargato alla classe media.
Voleva trovare il principio su cui fondare un ordinamento politico in grado di cogliere le esigenze di rinnovamento espresse dalla rivoluzione e di garantire i cittadini da qualsiasi forma di oppressione. Si dovevano comprendere i motivi per cui la rivoluzione era passata attraverso l’esperienza del terrore e si era
conclusa con un ordinamento gerarchico militare.
Ritiene che nel corso di questi avvenimenti si era espresso un sentimento di individualità e libertà che è il presupposto sul quale deve essere organizzata la società e lo stato.
Il problema politico centrale è quello della libertà e dei principi politici che consentono di poterla realizzare mediante istituzioni e ordinamenti che siano veramente corrispondenti a questo scopo.
Nei suoi scritti c'è il presupposto di difendere sempre la libertà, essa è connessa con l'individualità, ovvero il
sentimento di autonomia dell'uomo, a sua volta connesso con la religiosità. Infatti tanto più prediligiamo la libertà tanto più l'indipendenza, il coraggio e l'elevazione spirituale diventano necessari per noi.
Il valore di libertà è connesso anche al sentimento dell’originarietà e dell’autonomia dell’individuo come centro da cui scaturisce tutto il movimento di progresso civile e culturale che
caratterizza la società moderna.
Il sentimento religioso è intimamente connesso con la nostra percezione dei valori elevati e importanti e non può essere spiegato con la ragione.
Quanto più l’elevazione spirituale, il comando, l’indipendenza sono un bisogno per noi, tanto più è necessario rifugiarsi nella fede di Dio. Il sentimento religioso è connesso con le passioni nobili, delicate, profonde.
Ed è attraverso la libertà religiosa che nasce la libertà di coscienza e quindi in ultimo la libertà di pensiero. Ed essa si deve esprimere concretamente nella libertà di parola e di stampa. E tutto il sistema costituzionale deve garantire queste libertà. In questo modo l'opinione pubblica si può orientare e giudicare l'operato dei Parlamenti.!
Bisogna riconsiderare il concetto di sovranità che costituisce il fondamento dell’organizzazione politica. Richiama a tal proposito alla concezione rousseoniana della volontà generale
La volontà generale legittima il potere politico, ma non si può accogliere l'idea che la volontà alieni i suoi diritti per fondare
lo Stato, in questo caso, infatti, nascerebbe un autorità sociale illimitata, in cui lo Stato diventa una sorta di religione con le sue leggi da seguire pena l'esclusione dallo stesso.
La volontà è la fonte di legittimità del potere politico. Legittimare mediante la volontà generale un’autorità limitata trova conferma nella proposta di religione civile che deve essere accolta da ognuno, pena l’esclusione dalla comunità
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Nella nuova ottica di libertà moderna Constant analizza nel “Dello spirito di conquista e dell'usurpazione” il tentativo imperiale di Napoleone e la sua volontà di creare degli Stati
satellite della Francia in tutta Europa.
Lo Stato napoleonico è di tipo militare e si basa sull'esercito, la politica di Napoleone era di conquista. Le istanze liberatrici della Rivoluzione si sono ridotte da una guerra di liberazione ad una semplice guerra di
conquista.
Il fine dell’impero è la guerra e la conquista e ha proposto i sentimenti e le passioni della società antica cercando così di snaturare la moderna società europea caratterizzata dall’attività industriale.
Il fine dell’impero è la guerra e la conquista e ha proposto i sentimenti e le passioni della società antica cercando così di snaturare la moderna società europea caratterizzata dall’attività industriale.
La politica di guerra e conquista ha una conseguenza negativa sull’intera massa della nazione: le giustificazioni del governo per i provvedimenti militari sono artificiose e pretestuose.
L’impero fondato sulla forza militare e la guerra non è altro che usurpazione, una nuova forma di governano diversa dalla monarchia e dal dispotismo. L’usurpazione si identifica con l’usurpatore cioè con colui che senza appoggio di un voto nazionale si impadronisce del potere o che oltrepassa i limiti che gli sono stati
prescritti.
Nel dispotismo vengono negate tutte le libertà, mentre nell'usurpazione l'usurpatore le usa per garantirsi il consenso delle masse. Il potere diventa così arbitrio, e ciò che provoca di peggiore è l'apatia delle masse che non possono più esprimersi e perdono anche l'abitudine a farlo
L’usurpazione ha in se stessa la ragione della propria autodistruzione: nel tentativo di uniformare tutto e tutti
al proprio criterio di governo, essa è costretta a una continua guerra di dominio che prima o poi sarà la causa
della sua fine.
Distingue poi la monarchia dall’usurpazione: la prima è fondata su una lunga tradizione che limita e tempera il suo potere e consente di ritenere che esso sia legittimato dal consenso tacito del popolo che ne rende possibile la continuità la quale si realizza nell’ereditarietà della carica. Si riferiva alla monarchia costituzionale inglese.
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