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HAMILTON, MADISONE E JAY: IL FEDERALISTA
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HAMILTON, MADISONE E JAY: IL FEDERALISTA
Il 4 luglio 1776 fu approvata la Dichiarazione di indipendenza. Si diedero poi una Costituzione scritta fondata sulla divisione dei 3 poteri, la premessa della quale garantiva e sanciva i diritti inviolabili di ogni uomo, ovvero era la prima Costituzione ad avere nello statuto tutti gli ideali dibattuti tra Seicento e Settecento e basata sugli ideali di Montesquieu.!
Durante la guerra emersero i problemi di gestione degli Stati confederati, ognuno dei quali era sovrano al suo interno. Così nel 1787 fu convocata una Convenzione a Filadelfia con delegati di tutti gli Stati per risolvere questo problema.
Ma la Convenzione andò oltre e la nuova Costituzione propose un nuovo singolo Stato. Non più confederazione ma federazione. La Costituzione fu approvata a maggioranza e costrinse ad usarla anche i contrari (Rhode Island e North Carolina).!
In occasione del dibattito che si svolse per le elezioni delle assemblee che avrebbero dovuto approvare o no il testo costituzionale, comparvero su alcuni giornali di New York 85 articoli in difesa della federazione che furono raccolti da uno degli autori, Hamilton (gli altri due sono Madison e Jay) in volume del 1788 con il titolo il Federalista.
Esso non è un testo elaborato teoricamente ma nasce da un acceso dibattito politico. In esso lo Stato federale è visto come un progetto che pone le basi per costruire una democrazia repubblicana.
È diviso in 4 parti: la prima spiega la necessità dell'Unione, che permette allo Stato di difendersi dagli stranieri, di commerciare tra loro, ecc...;
la seconda parla della necessità di creare un potere centrale comune a tutti gli Stati, che è necessario per realizzare un potere di tassazione generale;
la terza esamina i principi su cui si fonda lo Stato, la repubblica, e tratta dei poteri del governo federale, dei singoli Stati, della divisione dei poteri.
La quarta e ultima parla parla dell'organizzazione e
dei rapporti tra i 3 poteri. Il legislativo della Camera dei Rappresentanti, l'esecutivo del Presidente degli Stati Uniti, e il giudiziario.!
I primi saggi vedono Jay (che ha visto la guerra dall'Europa), osservare che gli USA hanno
stessa lingua, stessi costumi, stessi ideali e comuni interessi da difendere. Per questo motivo
l'Unione non può suddividersi in tanti Stati, ma deve restare unita per perseguire gli interessi
comuni.
Il fine della politica è il bene comune per tutti gli autori. E tutti ritengono che una buona politica non può essere fatta da un'assemblea biennale con membri di ogni Stato, ma
da un potere comune che decida dall'alto e per tutti cosa è bene per la comunità.!
Gli autori ritengono che il potere deve essere esercitato secondo ragione e in modo tale da impedire che le passioni umane possano prendere il sopravvento e andare contro il bene
comune, inoltre sono convinti che per farlo il sistema federalista deve basarsi su una rigida divisione dei poteri.
Il sistema federale e la sua costituzione hanno come fine ultimo il governo della ragione che deve essere garantito contro all’insorgere e al prevaricare delle passioni e degli interessi di parte che possono attenuare o anche travolgere il buon senso del popolo che potrebbe reclamare provvedimenti contrari ai suoi interessi e a quelli della comunità.
Il potere più importante è il Legislativo, affidato alla Camera, e
rinnovata ogni 2 anni. I 3 scrittori sono diffidenti della massa e ritengono quindi che una buona amministrazione deve essere data in mano a poche persone.
Lo studio che fanno della politica dimostra che non è diversa dalla natura umana, soggetta a interessi personali e passioni, e il regime repubblicano lo favorisce grazie alla libertà concessa a ogni individuo.
E l'unico rimedio è proprio il governo federale che non consenta ai faziosi di subordinare l'interesse pubblico ai propri fini personali.!
La Costituzione si lascia alle spalle l'idealismo Seicentesco e i suoi frutti politici come il dibattito sull'esecutivo da diminuire in poteri, quello sul mantenere eserciti permanenti; ma è più empirica alla Hume, e prevede al suo interno tutte le norme e le istituzioni per il bene comune, e per fondare una grande democrazia.
Sia il Presidente che il sindaco del villaggio più sperduto devono essere eletti su base popolare. Le autonomie locali devono essere libere di poter amministrate la cosa pubblica ma allo stesso tempo sono controllate dall'alto e da altri Stati,
in un sistema di pesi e contrappesi che si equilibrano a vicenda
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